Sud, incentivi per i neo-imprenditori e arrivano le Zone economiche speciali
Un nuovo incentivo per i neo-imprenditori e la nascita delle Zone economiche speciali sono gli interventi principali del decreto per il Mezzogiorno approvato ieri salvo intese dal consiglio dei ministri.
Con la misura battezzata “Resto al Sud”, giovani tra 18 e 35 anni residenti in una delle otto regioni interessate (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), e che non risultino già beneficiari nell’ultimo triennio di altre misure per l’autoimprenditorialità, a fronte di progetti imprenditoriali potranno ricevere un finanziamento fino a 40mila euro (non utilizzabile per spese di progettazione, consulenza e stipendi dei dipendenti). Il 35% del finanziamento sarà a fondo perduto, il 65% sotto forma di prestito a tasso zero concesso dalle banche con la garanzia statale del Fondo centrale. Per l’agevolazione – che sarà gestita da Invitalia - non sono previste risorse addizionali, ma si attingerà al Fondo sviluppo e coesione prelevandone 1,3 miliardi in quattro anni. L’incentivo “Resto al Sud” sarà utilizzabile anche dai giovani che otterranno in concessione, a seguito di un bando pubblico per progetti di valorizzazione, terreni agricoli abbandonati o incolti.
Il pacchetto di misure giunge dopo il precedente decreto Sud 242/16 e alla vigilia delle elezioni amministrative in programma domani, confermando un’attenzione politica nei confronti delle regioni meridionali salita di livello dopo il fallito referendum dello scorso dicembre. Il decreto definisce anche la cornice normativa per le Zone economiche speciali, che potranno però essere individuate solo dopo il via libera ufficiale della Ue e in seguito alle proposte che faranno le singole Regioni. All'interno delle Zes, che dovranno contenere almeno un’area portuale, si prevedono procedure amministrative e di accesso alle infrastrutture semplificate, da affidare a un unico soggetto gestore. Preannunciate anche agevolazioni fiscali aggiuntive rispetto al regime ordinario del credito d'imposta al Sud: saranno resi eleggibili per il beneficio investimenti fino a 50 milioni. Le imprese ad ogni modo dovranno mantenere l’attività nell’area per almeno cinque anni. Critica la federazione mondiale delle zone franche e zone economiche speciali: «Escludere i grandi porti del Nord – dice il segretario generale Maurizio D’Amico - rischia di essere un autogol nei confronti degli investitori internazionali».
Un ulteriore capitolo del decreto riguarda la velocizzazione degli investimenti pubblici e privati. In entrambi i casi, ancora una volta, il governo spera di risolvere i ritardi cronici e gli ostacoli ricorrendo alla figura dei commissari straordinari. Per le opere pubbliche, sarà stilato un elenco di interventi ritenuti strategici il cui grado di avanzamento è pari ad almeno l’80% e il cui completamento ha subito ritardi dovuti all’iter autorizzativo o a eventuali situazioni di sequestro. Per portarle a termine, potrà essere nominato, per ciascuna regione o per più regioni, e su loro richiesta, un Commissario delegato del governo che esercita poteri sostitutivi.
Principio analogo ispira lo Sportello per interventi strategici nel Mezzogiorno: i privati che hanno presentato istanze per investimenti superiori ai 40 milioni potranno segnalare al ministro per la Coesione territoriale la mancata conclusione nei termini dei procedimenti amministrativi. A quel punto si aprirà un iter accelerato con termine massimo per la conclusione. Se i termini non saranno rispettati, potrà essere nominato un apposito Commissario.
Sul fronte delle crisi industriali, invece, il decreto stanzia 50 milioni per programmi di «riqualificazione e ricollocazione»: l’Anpal, la neonata Agenzia nazionale per le politiche attive, li utilizzerà per facilitare il reinserimento delle persone espulse dai processi produttivi nelle otto regioni meridionali.
Fin qui le norme entrate, come da anticipazioni dei giorni scorsi. Non è invece passata in Consiglio dei ministri l'idea di dare una veste diversa al provvedimento, facendone un “decreto sviluppo” in chiave nazionale. Ad ogni modo, il “salvo intese” potrebbe essere uno spiraglio per inserire in extremis almeno la proroga del termine per la consegna dei beni agevolabili con iperammortamento. Poche chance per la riforma delle agevolazioni sul costo dell’energia pagato dalle industrie ad alto consumo.