Professione

Team multidisciplinari contro la crisi d’impresa

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di Claudio Ceradini

La più rilevante tra le novità che la legge 155/2017 di delega al governo per la riforma delle discipline di crisi e insolvenza (entrata ieri in vigore) porta con sé è l’introduzione delle procedure di allerta. Un istituto già sperimentato nelle esperienze applicative sia comunitarie che anglosassoni, ma di nuova concezione per l’Italia. Se, come è stato già autorevolmente annunciato, i decreti attuativi della delega venissero approvati ai primi di gennaio, l’operatività non tarderebbe. E con essa il collaudo sul campo del recente documento emanato dal Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, dal titolo «Princìpi per la redazione dei piani di risanamento», che con molta chiarezza ne delinea metodo, contenuti ed approccio.

Lo scopo delle procedure di allerta è proprio offrire all’imprenditore tempestivo un percorso assistito e protetto, oltre che premiato, di uscita dalla crisi, in uno scenario che inizia a offrire spiragli di ripresa, come riferisce anche il «Rapporto Cerved Pmi 2017» pubblicato la settimana scorsa. Sarà cruciale, per il successo delle procedure di allerta, che le indicazioni che il documento del Cndcec rivolge ai professionisti beneficino del contributo del gruppo di lavoro che dovrà assistere l’imprenditore in difficoltà, di cui la componente contabile e legale è solo parte, pur determinante. Con grande senso della posizione il documento ricorda questa necessità, sia per le imprese di maggiore dimensione sia per quelle che, secondo i parametri europei, sono piccole o micro.

Coerenza e attendibilità del piano di risanamento poggiano su due elementi: da un lato logicità del metodo e articolazione del piano (che il Cndcec declina in dettaglio), dall’altro consistenza e concretezza dei suggerimenti dell’advisor industriale e strategico, in un contesto molto delicato e disagevole in cui il tempo a disposizione è ridotto, le risorse finanziarie scarse e il clima aziendale compromesso.

Su questo aspetto il documento giustamente non si sofferma, perché richiede professionalità e tecnicismi tanto sinergici quanto diversi da quelli contabili o legali. La misura con cui l’advisor strategico riuscirà ad innestare nella gestione ragionevoli elementi di innovazione, intesa nel senso più ampio, sufficienti per aprire scenari di recupero per volumi e redditività, e nel contempo dimensionati affinchè possano costituire un percorso consapevole, non semplicemente istruito, di rilancio, segnerà le probabilità di successo del piano, che troverà poi declinazione nell’action-plan, nella manovra finanziaria e nella formulazione di previsioni e proiezioni economiche, finanziarie e patrimoniali sufficientemente robuste da resistere alle verifiche di sensitività.

Ma vi è un ulteriore punto delicato, su cui il documento non si sofferma (ed in effetti non avrebbe potuto). Il risanamento non è solo progettazione, ma soprattutto paziente realizzazione, ugualmente difficile. Società strutturate ed organizzate, dotate di management, e non nuove alle logiche di programmazione potranno semplicemente avvalersi di indicatori quali-quantitativi, che il documento raccomanda, da selezionarsi sulla base della loro efficacia segnaletica e della attitudine a evidenziare tempestivamente gli scostamenti tra consuntivo e previsione.

L’organizzazione sarà capace di reagire quando allertata, azionando le leve adeguate. È diverso nelle realtà piccole o micro, in cui organi gestori e proprietà spesso coincidono, ed in cui l’organizzazione è talvolta gracile e inadeguata rispetto ad una circostanza straordinaria qual è la crisi e la necessità di realizzare cambiamenti che, seppur ragionevoli, possono sembrare inaccessibili. Il clima aziendale in questi casi è talvolta la vera chiave del successo e diviene quindi indispensabile disporre di professionisti in grado di affiancare, per un periodo non breve, la società e la sua direzione, nel sapiente equilibrio tra indirizzo e rispetto dell’autonomia delle scelte quotidiane, che devono rimanere consapevoli ed autentiche. È anche questa una professionalità, preziosa e sinergica, senza la quale il piano di risanamento, perfetto in teoria, rischia di rimanere pura intenzione.

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