Controlli e liti

Un gioco d’anticipo che parte dal «territorio»

di Carlo Garbarino

Vediamo come e perché questi tre concetti sono legati. Primo concetto: community, piuttosto che Stato-nazione. Ricordo il discorso ad Harvard dello scorso maggio di Marc Zuckerberg - proprio il fondatore di Facebook - in cui questi ha affermato che «il progresso richiede un’unione che non si limiti solo a città o nazioni ma anche alla comunità globale», e che il progresso verso tale comunità non avverrà tra gli Stati-nazioni ma “a livello locale” mediante “comunità locali”. È la community di idee e comunicazione che Facebook ha costruito che lega il globale al locale in una forma di glocalismo sostenibile.

Secondo concetto: contributo, piuttosto che prelievo coattivo. Facebook, mutando il proprio modello di business, anticipa le istanze di tassazione nello Stato di destinazione delle proprie attività in quanto riconosce la doverosità di un contributo – sotto forma di imposte sui ricavi – alla community di riferimento che viene creata localmente attraverso il social network. È questo un caso-pilota a cui altri seguiranno? Difficile a dirsi, ma certamente le multinazionali, in termini etici e reputazionali, hanno la responsabilità di partecipare contribuendo alla community, piuttosto che strategicamente minimizzare legalisticamente il proprio carico fiscale, l’etica deve prevalere sulla applicazione restrittiva della legge.

Terzo concetto: innovazione, piuttosto che controllo. L’economia digitale è caratterizzata dal fatto che sono gli attori stessi che creano innovazione e anticipano i modelli regolamentari, mentre gli Stati sono ancora ancorati al modello “regolamentazione-controllo” ex post. L’innovazione risiede nell’anticipare conseguenze ritenute poco probabili, contribuire anziché attendere l’enforcement dello Stato-nazione. Sarà un caso, ma l’annuncio della contabilizzazione in Italia dei ricavi Facebook di fatto anticipa la web tax che, appunto, a breve opererà un prelievo su di essi.

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