Imposte

Società madre-figlia, stop alle doppie esenzioni

di Valentino Tamburro


Nella riunione che si è tenuta ieri in Lussemburgo, i ministri Ue delle Finanze hanno approvato un emendamento alla direttiva madre-figlia al fine di colmare una lacuna spesso utilizzata dalle multinazionali per dare vita a situazioni di doppia non imposizione. La modifica riguarda l'articolo 4, comma 1, lettera a) della direttiva. L'applicazione del regime di esenzione fiscale per i dividendi provenienti da una società "figlia" residente in un altro Stato Ue non è infatti attualmente subordinato alla verifica della possibilità di dedurre o meno il dividendo dal reddito della società che lo eroga. Con le modifiche appena approvate viene invece introdotta tale condizione e non sarà pertanto più possibile beneficiarie dell'esenzione se nell'altro Stato Ue il dividendo risulti deducibile dal reddito della società figlia.
Attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari ibridi numerose società che operano in più Stati hanno raggiunto l'obiettivo di dedurre un flusso finanziario in uno Stato Ue e di non sottoporlo ad imposizione nell'altro Stato, beneficiando in maniera indebita proprio delle disposizioni contenute nella direttiva madre-figlia. La situazione che si è venuta a creare nel corso degli anni costituisce un vero e proprio paradosso in quanto una delle principali cause che hanno determinato l'emanazione di tale direttiva era costituita dalla constatazione che le convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni non erano sufficienti a eliminare le barriere di natura fiscale che si frapponevano al corretto funzionamento del mercato unico. A seguito dell'emanazione della prima versione della direttiva, nel 1990, si è verificata esattamente la situazione opposta. Le società che operano in più Stati membri, che possono sfruttare al meglio le opportunità offerte dal diritto dell'Ue, risultano essere attualmente più competitive rispetto a quelle che, operando unicamente in un contesto nazionale, non hanno a disposizione tali strumenti giuridici.
Una volta che l'emendamento approvato ieri verrà trasposto in legge in ciascuno degli Stati Ue (entro il 31 dicembre 2015) si ridurranno gli spazi di manovra a disposizione delle multinazionali che operano in Europa. Entro tale data dovrebbe essere approvato anche l'ulteriore emendamento contenuto nella proposta di modifica della direttiva madre-figlia che la Commissione Ue ha elaborato lo scorso novembre. In tale documento viene evidenziata la necessità di provvedere a una revisione della norma antiabuso attualmente contenuta nell'articolo 1, comma 2 della direttiva, che secondo la Commissione «manca di chiarezza ed è fonte potenziale di confusione». Come auspicato dal commissario Algirdas Šemeta, l'accordo su tale punto potrebbe essere raggiunto già nel corso del semestre italiano di presidenza europea.

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