I temi di NT+Qui Europa

Pratiche fiscali dannose, l’Ue punta a rafforzare la lotta alla concorrenza sleale tra Paesi

Una risoluzione del Parlamento europeo chiede di revisionare le attuali regole

di Giorgio Emanuele Degani

Il Parlamento europeo ha adottato il mese scorso – a maggioranza dei voti (506 voti favorevoli, 89 contrari e 99 astenuti) – una serie di priorità di riforma del sistema Ue, volte principalmente a contrastare le pratiche fiscali dannose tra gli Stati membri che portano a una concorrenza sleale e minano la fiducia dei cittadini.

Con la risoluzione del 7 ottobre scorso, presentata dalla Commissione per i problemi economici e monetari, il Parlamento Ue ha dunque previsto numerose misure per contrastare rapidamente le pratiche fiscali dannose. In particolare:

● la necessità di revisionare la legislazione attuale al fine di aggiornare efficacemente le categorie e gli istituti giuridici per contrastare gli schemi e i meccanismi fiscali elusivi;

● l’introduzione di un «livello minimo di sostanza economica», ovvero una soglia di attività economica entro cui un’impresa viene chiamata a versare le imposte in un certo territorio; in altri termini, si vogliono prevedere criteri certi e definiti al di fuori dei quali una società non può essere considerata realmente stabilita in quel dato Paese;

● la valutazione, da parte della Commissione, circa l’efficacia di regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti (cosiddetti patent boxes) e altri regimi di proprietà intellettuale;

● la totale revisione del Codice di condotta Ue sulla tassazione delle imprese (CoC – Code of Conduct), atteso che i criteri previsti da questo codice (introdotto nel 1997) per giudicare una pratica fiscale come dannosa o meno sono in parte ormai obsoleti, in quanto tali regimi preferenziali sono stati sostituiti da altri sistemi. Tale riforma dovrebbe quindi essere ampia e includere il criterio di aliquota d’imposta effettiva, in linea con la futura aliquota d’imposta effettiva minima da concordare a livello internazionale, oltre a requisiti di sostanza economica solidi e progressivi.

L’iniziativa degli eurodeputati appare essere opportuna e più che mai necessaria: negli ultimi anni, infatti, sono stati diversi gli episodi che hanno evidenziato le falle del sistema fiscale vigente (Lux Leaks, Panama Papers e Paradise Papers sono solo i casi più eclatanti, a cui si aggiungono i Pandora Papers), fatti clamorosi che hanno coinvolto multinazionali e individui con patrimoni consistenti e che hanno decretato l’urgenza di adottare soluzioni in grado di porre fine a questo fenomeno.

Le stime prudenti dell’Ocse sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (Beps - Base erosion and profit shifting) collocano i costi, per i Paesi, intorno al 4-10% del gettito fiscale derivante dal reddito delle società a livello globale, ovvero 84-202 miliardi di euro all’anno: una cifra importante che non può più essere sottovalutata.

Dunque, è più che mai necessario avviare una revisione della legislazione in vigore, in modo da poter affrontare schemi e meccanismi fiscali sempre più innovativi e fuori dalla portata degli strumenti oggi in possesso delle amministrazioni finanziarie. Ciò con lo scopo di contrastare efficacemente le pratiche fiscali dannose e aggressive, assicurando che la libera competitività fiscale tra gli Stati membri venga esercitata nel rispetto di precisi limiti e condizioni, atte a salvaguardare il mercato unico.