Pratiche fiscali dannose, l’Ue punta a rafforzare la lotta alla concorrenza sleale tra Paesi
Una risoluzione del Parlamento europeo chiede di revisionare le attuali regole
Il Parlamento europeo ha adottato il mese scorso – a maggioranza dei voti (506 voti favorevoli, 89 contrari e 99 astenuti) – una serie di priorità di riforma del sistema Ue, volte principalmente a contrastare le pratiche fiscali dannose tra gli Stati membri che portano a una concorrenza sleale e minano la fiducia dei cittadini.
Con la risoluzione del 7 ottobre scorso, presentata dalla Commissione per i problemi economici e monetari, il Parlamento Ue ha dunque previsto numerose misure per contrastare rapidamente le pratiche fiscali dannose. In particolare:
● la necessità di revisionare la legislazione attuale al fine di aggiornare efficacemente le categorie e gli istituti giuridici per contrastare gli schemi e i meccanismi fiscali elusivi;
● l’introduzione di un «livello minimo di sostanza economica», ovvero una soglia di attività economica entro cui un’impresa viene chiamata a versare le imposte in un certo territorio; in altri termini, si vogliono prevedere criteri certi e definiti al di fuori dei quali una società non può essere considerata realmente stabilita in quel dato Paese;
● la valutazione, da parte della Commissione, circa l’efficacia di regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti (cosiddetti patent boxes) e altri regimi di proprietà intellettuale;
● la totale revisione del Codice di condotta Ue sulla tassazione delle imprese (CoC – Code of Conduct), atteso che i criteri previsti da questo codice (introdotto nel 1997) per giudicare una pratica fiscale come dannosa o meno sono in parte ormai obsoleti, in quanto tali regimi preferenziali sono stati sostituiti da altri sistemi. Tale riforma dovrebbe quindi essere ampia e includere il criterio di aliquota d’imposta effettiva, in linea con la futura aliquota d’imposta effettiva minima da concordare a livello internazionale, oltre a requisiti di sostanza economica solidi e progressivi.
L’iniziativa degli eurodeputati appare essere opportuna e più che mai necessaria: negli ultimi anni, infatti, sono stati diversi gli episodi che hanno evidenziato le falle del sistema fiscale vigente (Lux Leaks, Panama Papers e Paradise Papers sono solo i casi più eclatanti, a cui si aggiungono i Pandora Papers), fatti clamorosi che hanno coinvolto multinazionali e individui con patrimoni consistenti e che hanno decretato l’urgenza di adottare soluzioni in grado di porre fine a questo fenomeno.
Le stime prudenti dell’Ocse sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (Beps - Base erosion and profit shifting) collocano i costi, per i Paesi, intorno al 4-10% del gettito fiscale derivante dal reddito delle società a livello globale, ovvero 84-202 miliardi di euro all’anno: una cifra importante che non può più essere sottovalutata.
Dunque, è più che mai necessario avviare una revisione della legislazione in vigore, in modo da poter affrontare schemi e meccanismi fiscali sempre più innovativi e fuori dalla portata degli strumenti oggi in possesso delle amministrazioni finanziarie. Ciò con lo scopo di contrastare efficacemente le pratiche fiscali dannose e aggressive, assicurando che la libera competitività fiscale tra gli Stati membri venga esercitata nel rispetto di precisi limiti e condizioni, atte a salvaguardare il mercato unico.