Imposte

Raccomandazione Ue: più flessibilità nel riporto delle perdite fiscali Covid

La comunicazione «Tassazione delle imprese per il XXI secolo» pubblicata lo scorso 18 maggio dalla Commissione

di Andrea Taglioni

Una normativa unica europea per la tassazione delle imprese mirata a consentire una crescita equa e sostenibile e a garantire una tassazione efficace.

È questo l’obbiettivo della comunicazione «Tassazione delle imprese per il XXI secolo» pubblicata lo scorso 18 maggio dalla Commissione europea. Un progetto legislativo ambizioso che ridisegnerà la fiscalità generale della Ue in un arco temporale di breve, medio e lungo periodo.

L’agenda fiscale più prossima riguarda quelle iniziative finalizzate a sostenere la ripartenza economica a seguito dell’emergenza Covid. Tra queste, si inserisce la Raccomandazione Ue 2021/801 della Commissione, sempre del 18 maggio, che delinea un approccio coordinato per il trattamento delle perdite subite dalle imprese durante i periodi d’imposta 2020 e 2021, data l’emergenza epidemiologica.

In tale contesto, gli Stati membri dovrebbero consentire alle imprese il riporto delle perdite a esercizi precedenti almeno fino all’esercizio fiscale precedente, ossia almeno fino al 2019. Ovvero, consentire il riporto delle perdite a esercizi precedenti fino ai tre anni precedenti, permettendo così alle imprese di compensare le perdite relative agli esercizi fiscali 2020 e 2021 a fronte di utili già soggetti a imposizione negli esercizi fiscali 2019, 2018 e 2017.

Con tale meccanismo, in sostanza, l’imputazione delle perdite fiscali del 2020 e 2021 agli esercizi precedenti permetterebbe alla imprese un immediato vantaggio finanziario mediante il rimborso delle imposte pagate negli esercizi precedenti (si veda l’articolo NT+Fisco del 20 maggio 2021).

Nel breve termine, inoltre, è prevista anche un’interessante proposta legislativa finalizzata a circoscrivere i confini in relazione ai quali una società può essere considerata, nell’accezione comune, di comodo. Per questa iniziativa, tra l’altro, è stata aperta una consultazione pubblica dove è possibile, fino al 27 agosto, inviare commenti e suggerimenti.

A questo proposito, l’obbiettivo della Commissione è quello di contrastare l’utilizzo abusivo di società di comodo – cioè entità costituite appositamente ma il cui scopo non è il perseguimento di un’effettiva e reale attività economica - attraverso un impianto normativo finalizzato a neutralizzare l’uso improprio di queste strutture societarie a fini fiscali. E per raggiungere questo scopo la Commissione ipotizza tutta una serie di misure - indirizzate ad un costante monitoraggio e a un continuo e obbligatorio flusso informativo - necessarie per valutare se le imprese hanno un’effettiva e presente struttura e se esercitano una reale attività economica. Ove venissero meno tali presupposti verrebbero revocati tutti i vantaggi fiscali correlati all’esistenza o all’impiego di società di comodo.

Sarebbe auspicabile che la proposta legislativa comunitaria circoscrivesse – anche per ovviare a tutte le problematiche interne in materia di società non operative e per non lasciare l’ampio spazio di discrezionalità di cui oggi gode l’amministrazione finanziaria nel contrastare il fenomeno delle società di comodo - normativamente i parametri entro i quali l’impiego, l’organizzazione e il coordinamento delle risorse aziendali non integrano i presupposti dell’esercizio di un’effettiva attività impresa.

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