Contabilità

Nelle imprese non finanziarie report di sostenibilità più invasivo

Dal 1° gennaio 2023 vanno misurate le attività perché rispettino i requisiti normativi. Andranno comunicati gli indicatori fondamentali di prestazione (Kpi)

di Enzo Rocca

Dal 1° gennaio 2023 le imprese non finanziarie obbligate alla pubblicazione della Dichiarazione di carattere non finanziario (Dnf) dovranno comunicare indicatori fondamentali di prestazione (Kpi) che misurano il loro grado di sostenibilità ambientale.

Si tratta di un ulteriore passo verso la completa applicazione delle prescrizioni dell’articolo 8 della tassonomia europea (regolamento Ue 2020/852), che prevede un’entrata in vigore graduale.

Il nuovo dato da comunicare richiede l'individuazione e misurazione delle attività economiche “allineate” alla tassonomia europea, ossia di quelle che rispettino tutti i requisiti normativi (taxonomy-aligned). Mentre le informazioni qualitative e quelle sulla quota delle attività “ammissibili” alla tassonomia (taxonomy-eligible), ossia semplicemente inclusa nell’elenco, sono oggetto di comunicazione già dal 1° gennaio 2022.

La verifica dell’allineamento è molto più complessa di quella dell’ammissibilità, posto che quest’ultima richiede solo l’accertamento della presenza del tipo di attività economica nell’elenco fornito dalla tassonomia, mentre la prima, ossia l’allineamento, richiede oltre all'inclusione nel citato elenco anche il rispetto di tutti i requisiti di ecosostenibilità. E ciò esige la verifica di molteplici aspetti (contributo sostanziale, principio di non arrecare un danno significativo e garanzie minime di salvaguardia), nonché i numerosi criteri di vaglio tecnico previsti dagli atti delegati. In altri termini, il requisito di ammissibilità alla tassonomia non dice nulla circa la reale sostenibilità di una attività economica. Esso riferisce semplicemente sul suo potenziale allineamento. Per quest'ultimo invece è richiesto il rispetto di tutti i requisiti di ecosostenibilità.

Le imprese non finanziarie dovranno comunicare il loro allineamento tassonomico utilizzando i seguenti indicatori (articolo 8, secondo comma, regolamento tassonomia):

O quota del loro fatturato proveniente da prodotti o servizi associati ad attività economiche qualificate come ecosostenibili;

O quota delle loro spese in conto capitale (Capex) e quota delle spese operative (Opex) relativa ad asset o processi associati ad attività economiche qualificate come ecosostenibili.

Le informazioni devono essere presentate in formato tabellare utilizzando i modelli di cui all’allegato II del regolamento 2021/2178.

Gli obblighi di disclosure non si applicheranno da subito a tutti e sei gli obiettivi ambientali previsti dalla tassonomia, in quanto al momento è stato adottato solo il climate delegated Act (in relazione ai primi due obiettivi ambientali, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici).

Dal punto di vista operativo, un’impresa non finanziaria dovrà effettuare un lavoro di analisi sui dati di fatturato e sui costi che consenta la scomposizione negli indicatori fondamentali di prestazione della quota di attività allineate alla tassonomia in base a ciascun obiettivo ambientale a cui tali attività contribuiscono in modo sostanziale. L’adempimento potrà richiedere un ripensamento dell'impianto contabile e del controllo di gestione per includere le nuove esigenze informative. Ciò anche al fine di poter riconciliare i valori dichiarati nella Dnf con quelli esposti nel bilancio.

Per orientarsi tra gli atti delegati, la commissione ha messo a punto uno strumento digitale denominato “taxonomy compass”, che consente di navigare velocemente tra le attività economiche e i corrispondenti requisiti di ecosostenibilità. Lo strumento si può consultare sul sito della commissione.

I soggetti obbligati alla divulgazione dei Kpi, limitati a quelli tenuti alla dichiarazione non finanziaria ai sensi della non-financial reporting directive, aumenteranno per effetto delle nuove disposizioni sul reporting di sostenibilità contenute nella corporate sustainability reporting directive o Csrd. Ciò garantirà agli stakeholder una base societaria più ampia per soddisfare le loro esigenze informative.

Inoltre, anche i soggetti non direttamente obbligati potranno essere chiamati a misurare e comunicare il proprio impegno verso la sostenibilità, per effetto delle necessità informative degli investitori, dei finanziatori e delle aziende, che dovranno conoscere la composizione dei propri portafogli e delle catene di fornitura, per adempiere agli obblighi di disclosure, per migliorare il livello di ecosostenibilità e per adeguare la gestione dei rischi includendo i fattori Esg.

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