Controlli e liti

Giudici fiscali onorari al test della riforma e dei tagli di organico

In attesa dei magistrati selezionati per concorso, fase transitoria con chi è in carica. Ma le competenze non sempre sono centrate. Il Mef annuncia la contrazione dell’organico nelle Commissioni

di Ivan Cimmarusti

Su 1.346 giudici “laici” tributari ce ne sono anche 377 non giuristi di formazione, tra cui geometri, architetti, ingegneri e agronomi. Di fatto, le complesse questioni fiscali oggi sono rimesse anche alla valutazione di una catena di magistrati non togati che non è sempre certo che possa certificare quella professionalizzazione che ispira la riforma della giustizia tributaria e che ormai da anni è richiesta come un mantra dai principali attori del contenzioso, quali avvocati e commercialisti.

LE CATEGORIE CHE OPERANO NELLE COMMISSIONI

Il tema è alla valutazione della task force ministeriale, che venerdì depositerà una bozza del Ddl di riforma del processo fiscale. L’analisi sta riguardando vizi e virtù di una categoria di 2.865 giudici complessivi (tra togati e non togati) che - dalla riforma del 1992 - amministra la giurisdizione «onoraria» come secondo lavoro e che sarà chiamata ad affrontare una lunga fase transitoria, per assicurare il passaggio al nuovo ordine giudiziario tributario, formato da giudici selezionati per concorso e impegnati, questa volta, a tempo pieno. L’attuale onorario, dunque, dovrà svolgere la funzione ancora per molti anni, per essere man mano sostituito dalla nuova classe di giudici fiscali.

I giudici tributari di oggi

Stando ai dati al febbraio 2021, al di là dei 1.519 magistrati professionali che giudicano anche nel tributario, oggi il contenzioso può contare su 518 tra avvocati, commercialisti e ragionieri (il 91% degli iscritti ad albi), che nei fatti possono «certificare» quella professionalizzazione richiesta dall’istituendo nuovo ordine giudiziario. Si tratta dello zoccolo duro della componente laica, che potrebbe assumere un ruolo fondamentale nel passaggio dal vecchio al nuovo (si veda l’intervista in basso). Sono professionalità - alcune anche con 30 anni di esperienza nelle Commissioni e con un’elevata preparazione in ambito fiscale - che potrebbero garantire continuità nella giurisdizione, rendendo meno traumatico per il contribuente il passaggio al nuovo modello. La categoria dei non togati presenta anche dei tratti che potrebbero sembrare eccentrici, se associati alla materia tributaria: 3 agronomi e periti agrari, 71 dipendenti del privato e 186 del pubblico, 54 professori delle scuole superiori, 6 architetti, 21 geometri e 15 ingegneri. Ci sono anche 3 notai a scrivere sentenze tributarie. Con la riforma bisognerà capire cosa fare degli attuali giudici in organico, anche in considerazione del calo costante dei ricorsi, che potrebbe portare - pure nella fase transitoria - a una minore esigenza di organico di giudici onorari.

L’organico delle Commissioni

Nel 2011 i ricorsi pervenuti tra Ctp e Ctr erano 330.153, diminuiti costantemente ogni anno, fino ad arrivare ai 189.044 del 2019, 151.328 del 2020 e, addirittura, 120.511 del 2021. Una minore litigiosità che ora mette in discussione il numero di 2.865 giudici onorari. Il crollo dei ricorsi in entrata potrebbe indurre il ministero dell’Economia a rivedere le esigenze di organico. Basti considerare che secondo i calcoli del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) – confermati a settembre scorso con una delibera proposta dal consigliere e procuratore di Terni, Alberto Liguori e poi approvata – risulta in esubero un giudice tributario su quattro.

Ne ha parlato anche il sottosegretario al Mef Maria Cecilia Guerra all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario: «È opportuno evidenziare l’esigenza di un nuovo disegno della geografia degli uffici delle Commissioni» proprio per la «riduzione dei flussi dei ricorsi in entrata» ma anche «della completa informatizzazione del processo e della graduale auspicata assunzione a tempo pieno dei magistrati tributari mediante concorso pubblico a titoli ed esami».

Velocità e qualità

Di certo va dato atto all’attuale corpo dei giudici di un forte impulso allo smaltimento degli arretrati. Nel 1996 risultavano pendenti 2,8 milioni di fascicoli, crollati a 661mila nei successivi 13 anni. Dalle oltre 690mila unità del 2010 si è giunti a 345.549 pendenze del 31 dicembre 2020, scese a 272.677 nel 31 dicembre 2021. Ma sulla qualità delle sentenze in molti hanno da ridire.

Su Facebook e LinkedIn spopola la pagina di «In-Giustizia tributaria». Il sottotitolo è tutto un programma: «La raccolta delle sentenze abnormi». I post sono un susseguirsi di segnalazioni di avvocati e commercialisti che stigmatizzano, con toni tutt’altro che pacati, il livello giuridico con cui sono definite, alle volte in modo «sbrigativo», tematiche che, secondo i commenti, meriterebbero un approfondimento più attento.

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