Imposte

Sulle tax expenditures una rimodulazione mirata che superi il taglio lineare

La delega fiscale si propone di riformare deduzioni e detrazioni: le flat tax devono rispettare capacità contributiva ed equità orizzontale

di Raffaele Rizzardi

Le deduzioni e le detrazioni fiscali nel calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sono accomunate nel termine generico di tax expenditures. Si parla da anni – ovviamente anche nella delega per la riforma tributaria – di tagliarle per finanziare la riduzione delle aliquote, se non per generalizzare la flat tax.

Un intervento del genere era stato già realizzato, sia pure per obiettivi limitati, dall’amministrazione Trump, con la legge qualificata come Tax Cut and Jobs Act del 2017, ed una riproposizione nel nostro ordinamento risulterebbe coerente con il contesto mondiale.

L’opportunità di contenere deduzioni e detrazioni si vede anche ai fini della semplificazione amministrativa. Le due circolari dell’Agenzia delle entrate dello scorso anno – la cosiddetta “Bibbia dei Caf”, cioè dei soggetti che devono controllare i modelli 730 - hanno raggiunto il non invidiabile traguardo di 550 pagine.

Ai fini di un intervento che sia coerente e che rispetti i principi costituzionali non è minimamente immaginabile un taglio lineare, in quanto occorre tener conto del fatto che gli oneri fiscalmente rilevanti devono essere classificati in almeno quattro categorie, di cui le prime tre non possono essere rimesse in discussione:

- gli oneri sostenuti per finalità socialmente rilevanti. Anzi qui dovrebbero crescere per rispettare il principio della delega di tener conto dei «costi sostenuti per la crescita dei figli», sempre più rilevanti specie nei primi anni di vita;

- le “code” delle detrazioni già acquisite per spese sostenute negli anni precedenti, tipiche del settore immobiliare. Il taglio di queste detrazioni violerebbe il principio di affidamento, da cui conseguono i diritti acquisiti;

- le deduzioni riconosciute per il rispetto del principio di correlazione. Non può essere ridotta e ancor meno azzerata la spesa che darà diritto ad una prestazione tassata. È il caso dei contributi alle forme di previdenza obbligatoria, anche se versati volontariamente: l’intera prestazione sarà tassata e quindi la deduzione non può essere limitata. Diverso è il caso della previdenza complementare: le quote non dedotte vanno comunicate al fondo pensione, che le iscrive in un conto individuale “B”, le cui prestazioni saranno esenti da oneri fiscali.

La quarta categoria è quella dove si può intervenire, ovviamente secondo criteri di logica. Un esempio è quello della detrazione per le attività sportive dei figli: al massimale di 240euro con la detrazione del 19% il beneficio fiscale non supera 40 euro. Con tutti gli oneri di documentazione.

Un vero e proprio killer degli oneri è poi lo sviluppo delle flat tax: chi vive con una pensione nella no tax area, integrata da dividendi e affitti con la cedolare secca, ha perso la totalità degli oneri.

L’unica flat tax che tiene conto di un onere è quella dei forfetari: una volta calcolato l’imponibile è ammessa la deduzione dei contributi previdenziali, compresi quelli per i familiari che non sono stati oggetto di rivalsa. Ma tutti gli altri oneri sono persi, se non esistono redditi diversi da quelli a tassazione sostitutiva.

L’annunciato sviluppo di altre flat tax dovrà quindi contemperare la considerazione degli oneri, per rispettare i principi costituzionali della capacità contributiva e dell’equità orizzontale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©