Adempimenti

Account web «promiscui» da aggiornare

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di Saverio Fossati

Gli imprevisti con la e-fattura cominciano a manifestarsi. Uno dei casi più frequenti riguarda gli acquisti online nei quali il cliente consumer ha indicato un indirizzo di fatturazione corrispondente a una partita Iva.

Le ragioni possono essere tante: la più frequente è quella di un dipendente che effettua spese che vadano poi rimborsate dal datore di lavori e, per ragioni policy aziendale, presenta direttamente una fattura intestata all’azienda stessa anche se a pagare è stato lui, anticipando la spesa, come avviene spesso.

In questo modo risultava una fattura che poteva essere contabilizzata dall’azienda senza effettuare pagamenti all’emittente che, appunto, era già stato pagato. La prassi generava però un altro problema: gli acquisti effettuati per ragioni personali dal dipendente che non si fosse preoccupato di avere un account personale, anche se da lui pagati, producevano comunque una fattura all’azienda, che ovviamente non pagava ma si limitava (erroneamente) a cestinare il tutto o a chiedere note credito.

In moltissimi casi, però, da quando è scattato l’obbligo di e-fattura, l’invio allo Sdi ha reso problematiche queste prassi, che vanno subito interrotte andando a cancellare nel proprio account i dati fiscali relativi alla partita Iva aziendale. Altrimenti, per ogni fattura ricevuta (anche se regolarmente saldata dal consumer, quindi senza alcun danno economico per il datore di lavoro), l’azienda riceverà una fattura tracciata, impossibile da eliminare e dovrà richiedere una nota credito.

Il fenomeno si verifica soprattutto sui grandi siti come Amazon, che peraltro aveva messo sull’avviso tutti i i titolari account che risultavano registrati con una partita Iva.

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