Controlli e liti

Compensi agli amministratori delle Srl unipersonali: uno stop agli uffici dell’Agenzia

Nel question time di mercoledì, il ministero boccia la linea seguita a livello territoriale da alcuni funzionari

di Giorgio Gavelli

Ai compensi amministratori delle Srl – comprese quelle unipersonali – non si applica l’articolo 60 del Tuir. Vale a dire la norma secondo cui non sono deducibili le somme ricevute «a titolo di compenso del lavoro prestato o dell’opera svolta dall’imprenditore» e da altri familiari. Infatti, l’amministratore di società di capitali non può mai essere assimilato all’imprenditore individuale, unico soggetto a cui si rivolge la citata norma del Tuir. È questo il contenuto principale della risposta resa martedì 5 febbraio dal Mef in commissione Finanze a una interrogazione parlamentare (prot. 5-0714).

È una precisazione che, di per sé, non dovrebbe fare alcuna notizia, ribadendo concetti non solo ovvi, ma già affermati sia con la risoluzione 113/E/2012, sia con la risposta a precedente interrogazione parlamentare n. 5-03498 del 30 settembre 2010. Evidentemente, però, repetita iuvant, in quanto la questione è stata nuovamente sottoposta al Mef perché, a quanto risulta, l’amministrazione finanziaria sta localmente «contestando la deducibilità del compenso corrisposto, nelle Srl unipersonali, all’amministratore unico che sia anche socio unico, anche se tale compenso risulta inerente e di importo congruo».

A quanto sembra, pertanto, alcuni uffici dell’Agenzia non applicano le direttive chiaramente ricavabili dalla prassi, ma preferiscono richiamare alcune “sfortunate” pronunce della Cassazione (peraltro del tutto minoritarie e contestate dalla dottrina unanime), che erroneamente hanno ritenuto applicabile anche ai soggetti societari la preclusione alla deducibilità prevista per le (sole) imprese individuali (ordinanze 18702/2010 e 25572/2013). Non c’è alcun bisogno, in realtà, di scomodare l’articolo 60 del Tuir, in quanto la norma di riferimento è l’articolo 95, comma 5, dello stesso Tuir, il quale (applicabile anche alle società di persone per effetto dell’articolo 56) prevede che «i compensi spettanti agli amministratori delle società ed enti di cui all’articolo 73, comma 1, sono deducibili nell’esercizio in cui sono corrisposti».

Peraltro, come correttamente fa rilevare il Mef nella risposta, gli arbitraggi sulla possibilità deducibilità per competenza del compenso in oggetto, sono già impediti dalla deducibilità per cassa prescritta dal Tuir. Resta, secondo il Mef e l’agenzia delle Entrate (tesi spesso accolta dalla Corte di cassazione) che i verificatori possono disconoscere in tutto o in parte il compenso in tutti i casi in cui esso sia considerato, nel caso di specie, “sproporzionato” rispetto all’opera svolta dall’amministratore.

Sulla possibile contestazione del compenso motivata dall’assimilazione tra amministratore unico/socio unico e titolare dell’impresa individuale, invece, la posizione dell’amministrazione è talmente consolidata che il Mef e l’Agenzia non ritengono di doverla ulteriormente riaffermare in nuovi documenti di prassi. Tuttavia, poiché, a quanto pare, in «fattispecie oggetti di controlli in corso» e che non avrebbero «natura di casi isolati», il tema si è riproposto, l’Agenzia si impegna a verificare che le posizioni assunte localmente siano conformi all’interpretazione normativa ufficialmente sempre sostenuta. Non c’è che da sperare che ciò avvenga così come riportato nella risposta del Mef: il contenzioso fiscale è già troppo numeroso su questioni concrete per crearne altro su presupposti giuridici del tutto inesistenti.

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