Imposte

Con il nuovo prezzario Mite conti da rifare entro 30 giorni

Un mese di fase transitoria prima di passare alle nuove tabelle: per chi sta avviando gli interventi è opportuno valutare se congelare il vecchio regime

di Saverio Fossati e Giuseppe Latour

Un totale di 34 voci: saltano dalle tabelle le colonnine di ricarica e gli impianti fotovoltaici. Un incremento lineare dei valori pari al 20% per tutti i casi, con la sola eccezione dei cappotti termici nelle zone più fredde, per i quali è prevista una crescita del 30% rispetto agli importi del 2020.

I NUOVI PREZZI A CONFRONTO CON LE VOCI DEL 2020

Una fase transitoria di trenta giorni per l’entrata in vigore, durante la quale chi vuole congelare la propria situazione avrà la possibilità di presentare un titolo edilizio. E la conferma che «i costi esposti in tabella si considerano al netto di Iva, prestazioni professionali, opere relative alla installazione e manodopera per la messa in opera dei beni». Questi elementi, quindi, restano fuori dai massimali.

Sono i tasselli chiave del decreto prezzari del ministero della Transizione ecologica, nella sua versione finale. Il provvedimento, dopo essere stato firmato lunedì sera dal ministro Roberto Cingolani, si appresta a compiere gli ultimi passi verso la Gazzetta Ufficiale. La pubblicazione non è avvenuta martedì 15 febbraio, dal momento che prima è necessario il passaggio alla Corte dei conti.

La fase transitoria

In attesa dell’entrata in vigore, chi ha iniziato a pianificare i suoi interventi dovrà fare qualche calcolo. Il decreto, infatti, è destinato a diventare il riferimento per tutte le asseverazioni di lavori di efficientamento energetico. Solo per gli interventi non ricompresi nelle sue tabelle sarà possibile utilizzare gli altri prezzari, come il Dei o gli elenchi regionali.

Quindi, una volta entrato in vigore (30 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta), non ci saranno alternative al decreto del Mite. Se, in linea generale, i livelli di prezzo inseriti nelle nuove tabelle non dovrebbero portare problemi particolari, non si può escludere che su qualche singola lavorazione ci siano delle difficoltà.

Per evitare disallineamenti tra i computi metrici e le successive asseverazioni, allora, è bene decidere adesso se non sia opportuno congelare tutto con la presentazione di una Cilas. In quel caso, si potrà ricadere nella vecchia disciplina, ignorando le nuove tabelle. Anche se non si può escludere che, all’opposto, possa convenire addirittura fare il contrario, cioè usare i nuovi parametri: in qualche caso potrebbero essere più convenienti. Sarà utile, insomma, fare bene i calcoli.

Da ricordare, comunque, che questo decreto troverà applicazione per le asseverazioni legate al superbonus e per quelle dei bonus minori, quando una verifica di congruità sia prevista dalla legge. Sono esclusi, in questo modo, tutti i piccoli interventi e quelli in edilizia libera: a loro non si applicano le verifiche di congruità in caso di cessione o sconto in fattura.

Andando alla versione finale della tabella, dalla sua analisi si vede che i valori dell’allegato I del Mise, datati 2020, sono stati incrementati in maniera lineare del 20%, con la sola eccezione dei cappotti nelle zone più fredde, cresciuti del 30 per cento. Sono stati tagliati dagli elenchi gli interventi di installazione di impianti fotovoltaici, di sistemi di accumulo dell’energia elettrica e di colonnine di ricarica di veicoli elettrici. In tutti questi casi si farà riferimento ai limiti di spesa fissati dal decreto Rilancio.

Trova conferma, infine, l’elemento più atteso dalle imprese: Iva, prestazioni professionali, installazione e manodopera sono fuori da questi parametri (si veda anche l’altro articolo nella pagina). Così, le reazioni arrivate dalle imprese erano tutte improntate alla massima soddisfazione. Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo dice: «Diamo atto al Governo e al ministro Cingolani di aver ascoltato le nostre ragioni. Come FederlegnoArredo abbiamo fin da subito evidenziato che i massimali non potevano essere onnicomprensivi di Iva, oneri professionali e costi di posa in opera, che cambiano in funzione di tantissime variabili e che avrebbero, di fatto, portato le aziende a lavorare in perdita».

Le revisioni

La questione dei costi interessa più da vicino chi è ancora in mezzo in guado, in concreto si tratta delle migliaia di condomìni che sono ancora lontani dal presentare una Cilas e non riusciranno a farlo nei prossimi trenta giorni.

Si tratterà, per l’amministratore, di convocare imprese e professionisti tecnici per far quadrare i conti dei capitolati già approvati e, come spesso capiterà, rifarli e convocare nuovamente l’assemblea per approvarli nuovamente. E anche nei rapporti con le banche si tratterà di ritarare importi e tempi, soprattutto in considerazione delle modifiche in corso al Dl Sostegni Ter.

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