Controlli e liti

Criptovalute, sotto la lente microversamenti e prepagate

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di Ranieri Razzante

Criptovalute a rischio riciclaggio. L’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, con una comunicazione di maggio del 2019, torna ad avvertire i soggetti obbligati sui rischi di riciclaggio connessi all’utilizzo di crypto-asset.

Il contesto

Da diversi anni il progresso tecnologico ha consentito l’emergere ed il crescente utilizzo di valute virtuali, per una varietà di scopi: scambio di beni, gioco online, speculazioni finanziarie. Tuttavia, questa evoluzione manca ancora oggi di un’efficace regolamentazione che consenta di arginare i rischi di truffe e frodi informatiche per i singoli individui; il pericolo più grave, collegato a questo, è che le organizzazioni criminali se ne servano a fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

In Italia una prima disciplina in materia è stata introdotta nel 2017, in occasione della riforma del Dlgs 231/2007, grazie all’aggiunta dei prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valute virtuali – i cosiddetti exchangers – tra i destinatari degli obblighi antiriciclaggio. Un’ulteriore modifica poi è prevista a breve, con il recepimento della direttiva (Ue) 2018/843 (la V direttiva antiriciclaggio), dove questa previsione dovrà estendersi anche ai prestatori di servizi di portafoglio digitale.

A partire dal 2015, Uif ha costantemente posto sotto controllo l’evoluzione del fenomeno, contribuendo a diffondere una maggiore consapevolezza a livello nazionale circa i rischi connessi con l’utilizzo anomalo delle valute virtuali, agevolando così la collaborazione attiva dei soggetti obbligati.

Una prova di una maggiore sensibilità sul tema, sviluppata dagli intermediari finanziari, proviene dall’incremento delle segnalazioni di operazioni sospette (Sos). Infatti, i dati diffusi dalla Uif mostrano che, tra il 2013 ed il 2018, quelle riguardanti le attività illecite compiute per mezzo di criptovalute sono state complessivamente 898, la maggioranza pervenuta nel 2018.

La comunicazione

Con la nuova comunicazione di maggio 2019, oltre a richiamare i contenuti divulgati nel 2015, sono state fornite alcune indicazioni integrative riguardanti le attività su cui porre particolare attenzione: ricariche, anche in più tranche, di carte prepagate; sistematici versamenti di piccole quantità di contanti, la cui somma sia però complessivamente di ammontare rilevante; accrediti di bonifici.

I segnali di rischio

Uif sottolinea la necessità di valutare se l’attività di raccolta fondi possa essere messa in relazione con la criminalità informatica o se il denaro abbia una provenienza illecita. In questo senso, l’Unità suggerisce di tenere in adeguata considerazione le caratteristiche dei soggetti, anche specializzati, a vario titolo coinvolti nell’operatività in virtual asset, nonché la presenza di:

collusioni, di qualsiasi tipo, con soggetti sotto processo o sottoposti a misure di prevenzione;

collegamenti con soggetti stanziati in Paesi terzi ad alto rischio;

operatività in aree di conflitto o in Paesi che supportano organizzazioni terroristiche;

società con strutture complesse, di cui sia difficile determinare il titolare effettivo;

soci con mansioni inadeguate rispetto alle specializzazioni richieste dal settore.

È, inoltre, da considerare l’utilizzo di virtual asset connesso con sospetti di abusivismo dell’offerta di servizi d’investimento, oltre i casi in cui l’operatività appaia incoerente rispetto al profilo del cliente, o alla natura ed allo scopo del rapporto.

Infine, per rendere più completa l’eventuale segnalazione di operazioni sospette compiute per mezzo di valute virtuali, l’Unità di informazione finanziaria ha reso disponibile l’utilizzo dell’apposita sezione «P12 - Virtual asset» del portale Infostat-Uif.

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