Controlli e liti

Forfettari, i sindacati dei commercialisti: stop alle lettere del Fisco sul quadro RS

Secondo l’Agenzia la mancata compilazione del quadro RS è un’omissione rilevante. I sindacati parlano di un’informazione statistica che non ha ripercussioni sulle dichiarazioni

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di Federica Micardi

Lettere di compliance a cascata sui contribuenti forfettari. Come anticipato sul Sole 24 Ore del 19 settembre (Forfettari, lettere dal Fisco per i costi non indicati nel quadro RS di Redditi) il Fisco sta inviando lettere di compliance per la mancata compilazione del quadro RS; un’omissione rilevante, scrive l’Agenzia. Un’operazione inutilmente vessatoria secondo i sindacati dei commercialisti.

L’Adc, l’Associazione dottori commercialisti con un comunicato pubblicato il 21 settembre ricorda che «l’Agenzia ha oggi tutte le informazioni disponibili». Infatti la fatturazione elettronica consente al Fisco di conoscere il valore di qualsiasi acquisto. Quindi, chiede l’Adc «perché, se non vi è l’obbligo di documentare un costo che, per i soggetti forfettari, risulta irrilevante ai fini tributari, si chiedono dati già in possesso dell’amministrazione finanziaria direttamente presenti in anagrafe tributaria»?

Una domanda che pone anche il presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili Matteo De Lise che aggiunge: «Cosa c’è di strano se un contribuente che non deduce costi dall’attività e, pertanto, che non ha interesse a sostenere costi, non abbia effettivamente nessun dato da dichiarare? L’unica funzione del quadro RS per i forfettari - spiega De Lise - è quella di fornire un dato statistico, una mera informazione riguardo i costi dell’attività».

Pur riconoscendo che la legge istituiva del regime forfettario consente al Fisco di chiedere informazioni, l’Adc osserva che «la mancata compilazione di un rigo o più righi del quadro RS lascia sicuramente intatti i poteri di monitoraggio, accertamento e controllo».

Ma non è tutto. L’Adc denuncia che le lettere inviate ai contribuenti sono poco chiare e inducono a pensare che la dichiarazione non rechi alcun dato, poiché non viene specificata la funzione formale delle informazioni del quadro RS. Ulteriore confusione genera l’indicazione della sanzione in misura piena di 250 euro senza che venga riportata la riduzione delle sanzioni spettanti secondo la tempistica dell’adempimento. Una sanzione che non sarebbe dovuta, secondo l’Adc, perché lo Statuto del contribuente sancisce l'irrilevanza delle sanzioni amministrative per casi identici e speculari.

Lo scenario che si prefigura - secondo De Lise - è che quasi tutti i forfettari raggiunti da queste lettere, arrivate a chi non ha flaggato la casella «Assenza di dati da dichiarare», chiameranno il loro commercialista, ricontrolleranno la documentazione e molto probabilmente pagheranno la sanzione prevista indicando, con molta probabilità, un dato insignificante. «Senza considerare che gli uffici dell’Agenzia, che come dichiarato dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, lavorano con un organico sottodimensionato - conclude De Lise - saranno sommersi da richieste di chiarimenti».

Da dove deriva l’obbligo

Secondo il comma 73 della legge 190/2014, «con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate recante approvazione dei modelli da utilizzare per la dichiarazione dei redditi sono individuati, per i contribuenti che applicano il regime forfetario, specifici obblighi informativi relativamente all’attività svolta».

L’obbligo di compilazione del quadro RS per i forfettari arriva dalle istruzioni alla compilazione del modello Redditi PF 2022 che nei righi da 375 a 378, per le imprese, e nel rigo 381, per gli autonomi, impone di indicare una serie di informazioni relative ai costi sostenuti (acquisto di materie prime, canoni leasing, bollette telefoniche, acquisto carburante eccetera). Un obbligo presente sin dal modello Unico 2016 (relativo al 2015, anno d’imposta di debutto del forfait) su cui l’Agenzia quest’anno ha attivato controlli serrati.

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