Controlli e liti

Ricorsi tributari, convocazione via Pec per l’udienza online

Regolamento Mef al rush finale: atteso il via libera del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria

di Ivan Cimmarusti

Il «luogo» dove giudici tributari e difensori «si collegano in audiovisione è equiparato all’aula», le udienze sono fissate con Pec e la connessione avviene seguendo un link che utilizza il programma di comunicazione Skype for Business.

È una piccola rivoluzione giudiziaria quella varata dal direttore del Dipartimento delle Finanze Fabrizia Lapecorella, con la bozza di decreto sullo svolgimento telematico delle udienze tributarie. Cinque articoli che, nelle intenzioni, dovrebbero aggirare lo stallo di queste settimane dovuto all’emergenza Covid-19. Di fatto il testo potrebbe essere quello definitivo, anche se manca solo il via libera del plenum del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), presieduto da Antonio Leone, che si riunirà domani mattina. Ma intanto già sono giunte nella giornata di ieri le valutazioni tecniche della commissione informatica, presieduta dal giudice Carla Raineri, che ha analizzato l’impatto che può avere l’udienza telematica sulle Commissioni tributarie. Nel dibattito sarebbero state sollevate alcune perplessità, che eventualmente saranno discusse domani nel corso del plenum.

Ma veniamo al documento. Il collegamento all’aula «virtuale» avverrà utilizzando l’infrastruttura e gli spazi di memoria del Sistema informativo della fiscalità (Sif) del ministero dell’Economia. Il cuore del decreto è l’articolo 3: «Svolgimento delle udienze a distanza». Secondo il testo, «il luogo dove i giudici tributari, la parte processuale o il suo difensore e il personale amministrativo si collegano in audiovisione è equiparato all’aula». Le udienze saranno fissate dal presidenze della Commissione attraverso Pec: «L’ufficio di segreteria della Commissione tributaria invia all’indirizzo di posta elettronica ordinaria, previamente comunicato dalla parte, il link di collegamento da remoto per la partecipazione all’udienza a distanza». La connessione audiovisiva dovrà «assicurare la contestuale, effettiva e reciproca visibilità delle persone collegate e la possibilità di udire quanto viene detto, a garanzia della partecipazione e del contraddittorio». Questo vuol dire che in caso di problematiche tecniche e, dunque, «in caso di mancato funzionamento del collegamento da remoto, il presidente sospende l’udienza e, nel caso in cui sia impossibile ripristinare il collegamento, rinvia la stessa disponendo che ne venga data comunicazione alle parti» attraverso email certificata. Il deposito di documenti dovrà avvenire «previa autorizzazione del giudice», utilizzando «l’apposita funzione che permette la condivisione» degli atti «sullo schermo». Novità riguardano anche il processo verbale dell’udienza: sarà apposta firma digitale dal presidente o dal giudice monocratico e dal segretario. Qualora non sia possibile procedere con la sottoscrizione digitale «il segretario dovrà procedere a effettuare copia informatica del verbale sottoscritto con firma autografa ed inserirla nel fascicolo informatico d’ufficio, previa apposizione della propria firma digitale».

C’è da dire che un progetto di rendere virtuale il processo tributario era già nell’aria. Tanto che prima dell’emergenza sanitaria il Mef aveva già sottoscritto un Piano tecnico di automazione con Sogei spa, partner tecnologico sia del ministero sia delle agenzie fiscali. L’intenzione era di avviare una sperimentazione delle udienze virtuali sfruttando il software Skype for Business per un ristretto numero di Commissioni tributarie, allo scopo di ottenere una valutazione sui punti di forza e sulle eventuali criticità. Un test, dunque, che nell’accordo prevedeva anche una possibile modifica della scelta tecnologica, che potesse portare a «individuare – si legge nello stesso decreto – quella da prescegliere definitivamente» e da mettere a «regime in quanto più idonea ad assicurare al più elevato livello il rispetto dei principi costituzionali di buon andamento, imparzialità e giusto processo». Ma l’emergenza coronavirus ha portato a una accelerazione del progetto, che ora dovrà partire senza una sperimentazione. Il timore che serpeggia negli ambienti della giustizia tributaria è che questi strumenti tecnologici possano creare non pochi problemi, col rischio di arrecare un danno diretto ai contribuenti.

Articolo aggiornato alle 20.20 del 27 aprile 2020

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