Professione

L’intelligenza artificiale si fa strada negli studi dei commercialisti

Opportunità per liberare i professionisti dalle attività più meccaniche e ripetitive. Ma c’è la preoccupazione per la contrazione del lavoro

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di Massimiliano Carbonaro

Per gli esperti fiscali e contabili l’intelligenza artificiale può rappresentare un’opportunità, perché darà una forte spinta al cambiamento, liberando i professionisti dalle attività più meccaniche e ripetitive. Ma, allo stesso tempo, l’AI applicata alla contabilità genera preoccupazione, perché si teme che contragga il lavoro. Sono le due facce con cui i professionisti guardano agli sviluppi e alle ricadute pratiche delle novità tecnologiche, mentre già in molti studi si lavora con sistemi che impiegano l’AI. Ma la vera scommessa si giocherà quando sarà accessibile a tutti l’intelligenza artificiale impiegata per la contabilità.

Intanto, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha dato vita a tre commissioni per analizzare il fenomeno. Fabrizio Escheri, commercialista e consigliere dell’Ordine con delega all’innovazione e alla digitalizzazione, non crede che l’impiego dell’intelligenza artificiale detterà la fine del lavoro del commercialista. Ma immagina che gli adempimenti fiscali e contabili – che rappresentano ancora una quota non marginale di molti studi – potrebbero diventare appannaggio dell’AI. «Si tratta spesso – commenta – di un’attività ripetitiva che una macchina potrà svolgere in modo più performante e con minori costi. Inoltre, per noi che abbiamo una formazione di carattere economico-giuridico, queste tecnologie saranno un aiuto per dare ai numeri un significato e quindi orientare le scelte dei nostri clienti in modo strategico». Una chance, quindi, per spostarsi verso un’attività più consulenziale.

Robert Braga, dottore commercialista e presidente della commissione «AI e bilanci», immagina il momento in cui, arrivando in ufficio al mattino, troverà la contabilità dei clienti aggiornata in tempo reale e le fatture già registrate. «Quello di cui mi devo preoccupare – spiega – è di formare le persone in studio per renderle capaci di usare i nuovi strumenti e di controllare che la macchina abbia fatto correttamente il suo lavoro. L’AI cambierà il nostro modus operandi, e se non ci adegueremo saremo fuori dal mercato».

In realtà molti applicativi basati sull’AI sono già in uso negli studi fiscali per semplificare certi lavori e ridurre la ripetitività. Una digitalizzazione spinta, preludio all’avvento dell’AI.

I casi

Presso lo studio Dal Ponte di Vicenza si lavora senza carta, si fa un uso avanzato dell’infrastruttura Google, sono stati implementati pannelli digitali con cui monitorare lo stato di avanzamento delle pratiche e la comunicazione verso i clienti è stata standardizzata con un database di testi che possono essere collegati ai codici clienti. Si fa uso di sistemi AI per la grafica, la realizzazione o la correzione di testi. «Usiamo il sistema fornito da Datev Koinos che è un’implementazione di un modulo contabile basato sull’AI – spiega Andrea Dal Ponte –, ma prima di arrivare a questi strumenti lo studio professionale deve dotarsi di un progetto di digitalizzazione che coinvolga tutti, ben oltre il semplice gestionale».

Per Diego Barberi, commercialista con uno studio in provincia di Novara, a Borgomanero, si tratta di accogliere quegli strumenti che aiutano nelle operazioni noiose. Ad esempio, una piattaforma condivisa con cui interagire con il cliente già dalla fase della raccolta dei documenti. In studio si usano strumenti di AI per la lettura e il riassunto di pdf particolarmente lunghi; e ChatGpt aiuta a elaborare la newsletter con i riferimenti normativi. «Usiamo questi strumenti – spiega – nelle attività secondarie che rubavano tanto tempo. Ma sul mercato non c’è ancora qualcosa di specifico. Ci sono soluzioni di process automation, ma non è AI».

Avanzata è la sensibilità su questo tema di Giovanni Emmi, commercialista che opera da Catania e che ha messo in pista strumenti “customizzati” utilizzando tecnologie no-code combinate con l’AI: da un’app con cui collegarsi con i clienti, alla realizzazione di un blog automatizzato, una chatbot per rispondere alle domande sulle dichiarazioni dei redditi, un programma che genera la parte descrittiva e numerica per progetti di finanza agevolata. «L’AI permette di ridurre le attività ripetitive – conferma Emmi –, ma resterà un ampio margine per il nostro lavoro: la fiscalità è anche pianificazione».

Peraltro, l’apertura alle nuove tecnologie potrebbe contribuire a rendere la professione più attrattiva per i giovani.

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