La crisi penalizza il patent box: due calcoli alternativi per correggere i risultati 2020
Visti i bilanci in perdita o con utili molto ridotti, servono metodi alternativi per determinare i benefici
Nel 2020 sono necessarie metodologie alternative per determinare il beneficio del patent box: contribuenti e agenzia delle Entrate dovranno identificare dei correttivi che evitino ingiuste penalizzazioni a causa del Covid-19. La crisi economica dovuta alla pandemia, infatti, comporterà probabilmente nel 2020 bilanci in perdita o con utili fortemente ridotti. In questo contesto gli attuali metodi di determinazione del beneficio (il Cup e il profit split) condurranno in molti casi a risultati distorti e negativi.
Profit split in fuorigioco
Ciò vale in particolar modo per il profit split, che si basa sull’attribuzione all’intangibile del reddito che residua dopo avere remunerato funzioni routinarie ed eventuali altre attività. Se il bilancio chiude in perdita o con utile contenuto, l’ulteriore sottrazione del valore di remunerazioni routinarie e altre funzioni comporta, paradossalmente, un reddito negativo per gli asset intangibili.
Riducendo la remunerazione delle funzioni routinarie, i risultati potrebbero non cambiare significativamente.
Gli effetti sul metodo Cup
Anche il Cup (comparable uncontrolled price) può essere impattato, in quanto ricavi e costi derivanti dallo sfruttamento del bene immateriale in molti casi saranno influenzati da fattori straordinari.
Il rischio è che anche nei prossimi anni, in cui sperabilmente ci sarà la ripresa, il beneficio sia depotenziato, in quanto le perdite da patent box devono essere recuperate con un meccanismo di “recapture” quando il bene produce altri redditi (circolari 36/E/2015 e 11/E/2016).
A bene vedere, però, nella maggioranza dei casi i fattori che causano la crisi nulla hanno a che fare con i beni immateriali. La crisi impatta sulla supply chain ed è collegata alla contrazione dei consumi, all’interruzione delle attività produttive, ai problemi di fornitura, logistici, eccetera. Ma non vi dovrebbero essere effetti sui beni immateriali, che evidentemente conservano la loro capacità di produrre autonomo reddito al di là del temporaneo momento di difficoltà delle altre funzioni aziendali.
Vanno quindi ripensati i metodi, almeno per il periodo della crisi, poiché rischiano di fornire effetti distorsivi, non cogliendo la straordinarietà del momento.
I due rimedi possibili
1. Una soluzione potrebbe essere quella di considerare il reddito agevolabile dei beni immateriali per gli anni pregressi (ovvero in condizioni di “normalità”) rapportandolo, ad esempio, ai relativi ricavi di vendita. La percentuale che si otterrebbe, eventualmente calcolata come media di diversi anni, potrebbe essere applicata ai ricavi del 2020. In passato questo approccio è già stato informalmente applicato da alcuni uffici dell’Agenzia per verificare la congruità delle agevolazioni.
Il beneficio potrà essere inferiore agli anni scorsi, a causa della presumibile contrazione dei ricavi, ma rimarrebbe positivo anche in presenza di utili di bilancio negativi. La variazione in diminuzione da patent box ridurrebbe gli utili imponibili, o aumenterebbe le perdite riportabili, ed eviterebbe il recapture in futuro.
2. Un’altra soluzione potrebbe essere determinare il beneficio sul bilancio depurato di costi e fattori straordinari. Potrebbe tuttavia essere più complicato a causa della difficoltà di quantificare tali effetti.
L’approccio alternativo potrebbe essere discusso in fase di rinnovo degli accordi, oppure applicato in autoliquidazione secondo la nuova disciplina del Dl 34/2019. Per le imprese che hanno il ruling in corso, la richiesta di modifica può essere fatta in base al punto 11 del provvedimento del 1° dicembre 2015, in quanto si può sostenere che vi sia un mutamento nelle condizioni di fatto dell’accordo.