Adempimenti

Le imprese: limiti troppo bassi favoriscono l’evasione

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di Giuseppe Latour

Serve un passo indietro. Con la cancellazione dei tetti specifici o con il loro allineamento ai valori di mercato. Perché la bozza di decreto allo studio del governo rischia di avere effetti collaterali difficili da controllare. Potrebbe condizionare il mercato, favorendo prodotti a basso costo, o incentivare il ricorso all’evasione.

La premessa è che non tutti sono preoccupati dalla bozza di decreto allo studio del governo. Da Assotermica, ad esempio, dicono che «i valori previsti dagli allegati al provvedimento sono in linea con il mercato». Per le caldaie a condensazione da appartamento si possono spendere 250 euro al kW: un apparecchio medio, da circa 26 kW, consente di investire 6.500 euro, recuperando il 65% con efficienza pari almeno alla classe A e l’installazione di sistemi di termoregolazione evoluti. «Considerando queste cifre - dicono ancora dall’associazione - la bozza lascia ampi margini ai cittadini per spese di installazione e di impianto, ma anche per acquistare eventualmente prodotti di fascia alta. Si tratta, insomma, di un plafond che fotografa bene le esigenze degli operatori». E reazioni simili arrivano anche dai produttori di materiali per l’isolamento termico.

Tutto cambia se si parla, invece, con i produttori di infissi. Per loro arrivano due nuovi massimali unitari, calcolati al metro quadrato: 350 o 450 euro, a seconda della collocazione dell’immobile. «Per noi - spiegano da Edilegno Arredo - sarebbe meglio non avere nessun limite al metro quadro. Soprattutto, però, dobbiamo considerare che questi limiti sono estremamente bassi. Dovremmo raddoppiarli e, in alcuni casi, non riusciremmo comunque a rientrare nei parametri di mercato». Non si tiene conto, ad esempio, delle differenziazioni tra prodotti: «Ci sono le finestre - dicono ancora dall’associazione - ma anche le porte-finestre o le finestre resistenti all’effrazione. Se pensiamo a prodotti con caratteristiche aggiuntive, le fasce previste dalla bozza di decreto sono molto lontane dal fotografare la realtà del mercato». Il pericolo è che venga addirittura incentivata l’evasione. «Se non si trova convenienza negli sconti fiscali, c’è il rischio che qualcuno adotti soluzioni garibaldine».

Un ragionamento molto simile a quello del direttore generale di Unicmi, Pietro Gimelli che spiega: «Che si riduca la possibilità di detrarre è una scelta che ci può stare. Ma noi siamo molto preoccupati dal messaggio che viene veicolato al consumatore. In sostanza, questo decreto fissa prestazioni termiche di grandissima rilevanza per gli infissi, ma poi indica un prezzo molto basso. Quindi, si fissa nella mente dei cittadini che a 350 euro si possono comprare i migliori serramenti su piazza. E questo non è vero». Da Unicmi si occupano anche di pareti ventilate: «In questo caso il riferimento è di 150 euro al metro quadro. Si tratta, ancora un volta, di un valore troppo basso. Un limite plausibile sarebbe almeno di 200 euro al metro quadrato. E, comunque, andrebbero considerate in maniera differenziata le diverse zone climatiche».

Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Anie Confindustria (le imprese elettrotecniche ed elettroniche, sottolinea, invece, come per le tecnologie di domotica e building automation stiano per essere introdotti due tetti: uno generale da 15mila euro di detrazione (prima non c’erano vincoli) e un secondo specifico per la spesa, di 25 euro al metro quadro. «Ci piaceva la vecchia impostazione, che non poneva vincoli di nessun tipo, dando solo la spinta della detrazione al 65 per cento. Tra i due tetti, però, è il secondo quello che ci preoccupa di più». Con i massimali specifici, infatti, il rischio è di lasciare per strada molti sconti fiscali. «Mettere un tetto al metro quadrato - dice ancora Portaluri - penalizza le abitazioni più piccole, che avranno difficoltà a spalmare gli investimenti. L’andamento del mercato ci dice, invece, che stanno prendendo sempre più spazio soluzioni di domotica a prezzi ragionevoli, accessibili anche chi non vive in una villa». Questo intervento rischia di tagliare le gambe alle imprese: «Temiamo che la detrazione, con questa formulazione, non venga più utilizzata. Queste misure, per andare incontro al mercato, devono essere semplici».

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