Macchinari, impianti e attrezzature: investimenti al Sud con bonus fino al 2022
Tax credit del 45% nel caso di piccole imprese, del 35% per le medie e del 25% per quelle di grandi dimensioni. Per il Molise e l’Abruzzo, invece, precentuali del 30%, 20% e al 10 per cento
Proroga fino al 2022 del bonus investimenti nel Mezzogiorno. Lo dispongono i commi 171 e 172 della legge 178/2020 (legge di Bilancio 2021) che traslano in avanti di ben due anni la scadenza dell’incentivo previsto dall’articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 208/2015.
Nel dettaglio, la manovra rimpingua le risorse destinate al bonus investimenti di 1.053,9 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022. Tali fondi, come spiega il comma 2 dell’articolo 28, saranno attinti da una contestuale diminuzione, per i medesimi anni, del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc).
La proroga dell’agevolazione sarà, senza dubbio, interpretata molto positivamente da parte del tessuto imprenditoriale delle aree in ritardo di sviluppo del nostro Paese. Nel corso degli anni, infatti, il bonus investimenti per il Mezzogiorno si è dimostrato essere un efficace volano per la crescita e lo sviluppo del territorio interessato, razionalizzando i programmi di investimenti attraverso una contestuale riduzione del carico fiscale.
La norma in discussione, infatti, dispone il riconoscimento di un credito d’imposta proporzionale agli investimenti in beni strumentali nuovi realizzati nelle regioni Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise e Abruzzo.
Il bonus è attribuito nella misura pari al 45% nel caso di piccole imprese, del 35% per le medie e del 25% per quelle di grandi dimensioni. Per il Molise e l’Abruzzo, invece, le percentuali di aiuto sono ridotte rispettivamente al 30%, al 20% e al 10 per cento.
Gli investimenti oggetto di agevolazione possono consistere in macchinari, impianti e attrezzature nuovi, da destinarsi a strutture produttive già esistenti o da impiantare nei territori agevolabili.
I beni ammissibili al credito devono rientrare in un progetto di «investimento iniziale», per come definito dalla Commissione europea (regolamento Ue n. 651/2014), riguardante:
a)la creazione di un nuovo stabilimento;
b)l’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente;
c)la diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente o un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente.
È possibile anche il ricorso alla locazione finanziaria. In questo caso, il contratto deve contemplare l’opzione di acquisto finale del bene a favore dell’utilizzatore.
Il credito di imposta spettante è determinato applicando la percentuale di aiuto al costo complessivo dei beni sopportato. Per gli investimenti effettuati mediante il ricorso alla locazione finanziaria, rileva il costo sostenuto dal locatore per l’acquisto dei beni, con esclusione delle eventuali spese di manutenzione). Nessuna rilevanza può attribuirsi al prezzo di riscatto ed al canone periodico pagato dall’impresa.
La determinazione dell’agevolazione fruibile dovrà, in ogni caso, tenere conto del limite massimo di costo complessivo ammissibile, fissato a seconda della dimensione dell’impresa beneficiaria:
•3 milioni di euro per le piccole imprese;
•10 milioni di euro per le medie imprese;
•15 milioni di euro per le grandi imprese.
Le imprese interessate alla fruizione del credito di imposta hanno l’obbligo di presentare, esclusivamente per via telematica, una preventiva comunicazione alle Entrate. Il modello è stato approvato con provvedimento dell’Agenzia 45080 del 24 marzo 2016 e modificato da ultimo con provvedimento 670294 del 9 agosto 2019. A questo punto, però, dovrà attendersi una ulteriore modifica al modello di domanda, che dovrà contemplare le due nuove annualità per le quali sarà possibile realizzare gli investimenti agevolati.
Alessandro Sacrestano
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