Imposte

Moscovici: «Iva intra-Ue, tassazione all’origine»

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di Beda Romano

La Commissione europea presenterà oggi un atteso progetto di riforma della raccolta dell'imposta sul valore aggiunto (Iva). Parlando al Sole 24 Ore, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha definito l'iniziativa «una novità senza precedenti». Secondo la proposta, la raccolta dell'Iva nelle transazioni transfrontaliere nell'Unione europea avverrà da parte del Paese di origine del bene o del servizio venduto, che si incaricherà poi di versare il gettito al Paese di destinazione.

«Le regole attuali non solo sono provvisorie, ma hanno contribuito a una elevata tendenza alla frode – spiega il commissario Moscovici –. Per di più non sono adatte a un’economia nella quale l'industria digitale è sempre più importante, segnata da beni spesso immateriali, da una produzione delocalizzata e da una presenza aziendale nei singoli Paesi solo virtuale. La nostra riforma dovrebbe ridurre dell'80% il mancato gettito annuo causato da azioni fraudolente nelle transazioni transfrontaliere».

Attualmente il sistema di raccolta dell'Iva nelle relazioni commerciali tra Stati membri dell'Unione prevede che nel Paese di origine del bene o del servizio la transazione venga esonerata dall'Iva. L'imposta viene poi versata nel Paese di destinazione. Proprio questo passaggio ha contribuito a numerose frodi. Secondo un recente rapporto comunitario, il mancato gettito è stato di 150 miliardi nel 2015, di cui 50 miliardi nelle transazioni transfrontaliere.

La proposta, che sarà presentata oggi e che dovrà essere approvata da Consiglio e Parlamento, prevede quindi la raccolta dell'Iva da parte del Paese di origine che poi la verserà al Paese di destinazione, sulla base della sua aliquota. «La procedura sarà più semplice e più impermeabile ai tentativi di frode», spiega ancora il commissario europeo. «Il nuovo sistema si baserà su una cooperazione tra le amministrazione fiscali. Anche per questo sarà più robusto di quello attuale».

Aggiunge ancora Pierre Moscovici: «La collaborazione tra Paesi si è andata rafforzando in questi anni, per esempio nella lotta contro il segreto bancario. La nostra proposta richiederà certamente un ambizioso investimento informatico. Anche per questo motivo prevediamo che la riforma possa entrare in vigore nel 2022». La partita non sarà semplice. I temi fiscali richiedono l'unanimità dei Paesi membri e lo stesso Moscovici si aspetta «un dibattito acceso».

Come detto, si calcola che nel 2015 frodi abbiano ridotto il gettito dell'Iva di circa 150 miliardi di euro. La stima è calcolata sulla base dello scarto tra Iva stimata e Iva raccolta. Questo è più elevato in Romania (37,2%), Slovacchia (29,4%) e Grecia (28,3%). In Italia la percentuale è pari al 26%. In valore assoluto il dato italiano rimane il più elevato: oltre 35 miliardi di euro di Iva persa. A titolo di confronto, nel 2015 la Germania ha perso gettito per 22,3 miliardi (10%), la Francia per 20,1 miliardi (12%).

L'iniziativa che sarà presentata oggi giunge mentre l'Unione dibatte su come tassare l'industria digitale. Su richiesta dei Paesi membri, la Commissione europea ha presentato tre opzioni (si veda questo articolo del 22 settembre). Queste sono una tassa sul fatturato in un dato Paese (come proposto da Italia, Francia, Germania e Spagna); una ritenuta alla fonte sulle transazioni digitali; un’imposta da applicare alle attività digitali (servizi offerti o pubblicità raccolta). Una decisione dovrebbe essere presa entro fine anno.

«C'è consapevolezza che sia necessario tassare meglio l'industria digitale – commenta ancora il commissario agli affari monetari –. I profitti in questo campo sono tassati oltre due volte meno che nei classici settori dell'economia. A questo proposito, abbiamo proposto nel 2016 di creare in Europa una base imponibile unica che ha il merito di poter essere usata sia per meglio tassare le imprese digitali che per contrastare la tendenza di trasferire utili da un Paese all'altro per ridurre l'imposizione».

Pierre Moscovici lascia intendere che questa proposta comunitaria potrebbe rivelarsi più facile da adottare di quanto non sarebbe una nuova tassa dedicata all'industria digitale. Ancora la settimana scorsa, in un vertice europeo a Tallinn, molti Paesi – tra i quali Malta e l'Irlanda - si sono detti contrari all'iniziativa di Germania, Francia, Italia e Spagna di creare una nuova imposta ex novo. Anche la Camera di commercio euro-americana di Bruxelles ha già criticato eventuali scelte europee unilaterali.

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