I temi di NT+Modulo 24

Onere della prova, nel reddito d’impresa regole uniche sia per i ricavi che per i costi

Per la Cassazione, invece, l'onere di provare la sussistenza delle componenti del reddito incombe sul contribuente per quelle negative e sull’amministrazione per quelle positive

di Dario Deotto

La Cassazione insiste: in tema di reddito d’impresa l’onere della prova incombe sull’amministrazione finanziaria in relazione ai componenti positivi di reddito mentre grava sul contribuente per le poste negative.

La ripartizione dell’onere della prova
Il principio è stato ribadito recentemente, con la sentenza 12127/2022, attraverso la quale è stato affermato che «se è vero che spetta all’amministrazione finanziaria (…) dimostrare l’esistenza dei fatti costitutivi della (maggiore) pretesa tributaria azionata, fornendo quindi la prova di elementi e circostanze a suo avviso rivelatori dell’esistenza di un maggiore imponibile, è altrettanto vero che il contribuente, il quale intenda contestare la capacità dimostrativa di quei fatti, oppure sostenere l’esistenza di circostanze modificative o estintive dei medesimi, deve a sua volta dimostrare gli elementi sui quali le sue eccezioni si fondano».

Fin qui si può dire che la Cassazione applica fedelmente le regole dell’articolo 2697 del Codice civile («chi vuol fare valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento»). Infatti, è l’Agenzia che risulta tenuta a fornire la prova dei fatti costitutivi della propria pretesa. In pratica, affermando, con l’emanazione dell’atto di accertamento, l’esistenza dell’obbligazione tributaria, l’amministrazione assume la posizione di creditore nei confronti del contribuente, con la conseguenza che riveste in sede giudiziale il ruolo di attore in senso sostanziale, sul quale grava l’onere di provare la fondatezza della propria pretesa.

La configurazione unitaria della determinazione del reddito d'impresa
Dove però il ragionamento della Corte appare disallineato rispetto alla previsione dell’articolo 2697 del Codice civile è quando si afferma che l’onere di provare la sussistenza delle componenti del reddito e dei requisiti di certezza e determinabilità delle stesse in un determinato esercizio «incombe sull’amministrazione finanziaria per quelle positive, e sul contribuente per quelle negative».

La Cassazione non considera, infatti - come già altre volte riportato - la “configurazione unitaria” della determinazione del reddito d’impresa: non è che quest’ultimo è dato soltanto dai ricavi, e la deduzione di un componente negativo di reddito risulti una gentile concessione del legislatore, e quindi assimilabile a un diritto (nell’ottica dell'articolo 2697 del Codice civile) attribuito al contribuente. La deduzione di un costo rappresenta, invece, un passaggio necessario ai fini della rappresentazione unitaria del risultato attribuibile alla specifica fonte produttiva (quella dell'attività d'impresa). Sicché la visione (chiaramente) unitaria attribuibile all’attività d'impresa, data dalla rilevanza sia dei componenti positivi che di quelli negativi redditualmente, impedisce di configurare la deduzione di un costo come una sorta di diritto slegato dalla fonte produttiva.

Il contribuente, quindi, non deve dare, ad esempio, alcuna prova dell’inerenza di un costo, se non dopo che l’amministrazione ha provato la fondatezza della propria pretesa.

Questo articolo fa parte del Modulo24 Accertamento e riscossione del Gruppo 24 Ore. Leggi gli altri articoli degli autori del Comitato scientifico e scopri i dettagli di Modulo24