Imposte

Più spazio agli accordi tra produttori nelle organizzazioni

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di Michele Carpagnano

La Corte di Giustizia Ue precisa i rapporti tra la politica agricola comune e le regole di concorrenza: maggiore spazio agli accordi tra produttori all’interno delle organizzazioni e loro associazioni riconosciute Con la sentenza del 14 novembre (causa C-671/15), la Corte ha chiarito i limiti entro cui le regole in materia di concorrenza possono essere applicate al settore agricolo e alla produzione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. La sentenza fornisce utili indicazioni operative alle Organizzazioni di produttori (Op) e alle Associazioni di organizzazioni di produttori (Aop) riconosciute su come assolvere i propri compiti istituzionali senza al contempo violare le regole di concorrenza. La creazione di Op e Aop da parte degli agricoltori è sempre stata incentivata nell’ambito della Politica agricola comune (Pac) in quanto si tratta di entità volte a concentrare l’offerta dei prodotti agricoli, efficientare la produzione e migliorare l’accesso ai mercati. In questo contesto, la normativa agricola Ue attribuisce alle Op e alle Aop il compito di assicurare che la produzione sia pianificata e adeguata in funzione della domanda, in particolare in termini qualità e quantità, di concentrare l’offerta e di immettere sul mercato la produzione dei propri aderenti, di ottimizzare i costi di produzione e di stabilizzare i prezzi alla produzione.

È evidente che, presi alla lettera, questi compiti istituzionali delle Op a Aop possono ricadere nel divieto di intese restrittive della concorrenza stabilito dal Trattato sul funzionamento dell’Ue, esponendo gli agricoltori e le associazioni a una’incertezza e a un ingente rischio anche di tipo sanzionatorio.

La sentenza della Corte fa, finalmente, chiarezza su questa pericolosa tensione interna al Tfue tra Pac e norme di concorrenza. I giudici hanno ricordato che la Pac ha preminenza sugli obiettivi della concorrenza ed hanno precisato che il legislatore Ue può escludere dall’ambito di applicazione del diritto della concorrenza alcune pratiche che, al di fuori dell’ambito Pac, dovrebbero essere qualificate come anticoncorrenziali. In particolare, possono sfuggire al divieto di intese restrittive della concorrenza le condotte delle Op e Aop riconosciute che sono necessarie al raggiungimento dei compiti loro affidati nel settore ortofrutticolo.

Si tratta di una precisazione rilevante che consente alle Op e Aop riconosciute di realizzare alcune forme di coordinamento al riparo dal divieto di intese dell’articolo 101 Tfue quando agiscono per realizzare i loro compiti istituzionali secondo un criterio di stretta proporzionalità. Ad esempio, l’obiettivo di stabilizzare i prezzi alla produzione al fine di assicurare un “tenore di vita equo alla popolazione agricola” potrebbe giustificare un coordinamento tra produttori agricoli in merito al volume dei prodotti immessi sul mercato.

La sentenza della Corte rischia, però, di arrivare tardi rispetto alla definizione del delicato equilibrio tra Pac e politica della concorrenza. È stato infatti raggiunto a Bruxelles l’accordo sul pacchetto agricolo del Regolamento “Omnibus” che entrerà in vigore nei primi mesi del 2018 e ridefinirà la portata delle regole di concorrenza alle Op e alle Aop riconosciute alla luce di una sensibile estensione dei regimi di deroga che interesserà il settore agricolo.

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