Adempimenti

Pressing per meno sanzioni con la compliance allargata

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di Alessandro Galimberti

Esimente penale e azzeramento delle sanzioni amministrative per chi accede al regime di cooperative compliance “allargato”, cioè implementato con l’interpello sui nuovi investimenti e con il ruling internazionale. È la proposta che emerge a margine della seconda edizione del Dla Piper Tax Day, celebrato ieri nella sede del palazzo nella city milanese della global firm.

La proposta è stata formulata da Antonio Tomassini nella tavola rotonda finale con i dirigenti dell’agenzia delle Entrate e prendendo spunto anche da un’inedito studio svolto dalla Sda della Bocconi con Afi (Associazione fiscalisti di impresa) presentato il giorno prima in Sda. Dall’indagine, condotta su un campione di una cinquantina di società con fatturato superiore a 100 milioni, emerge che la maggior parte di tax manager firma la dichiarazione dei redditi (addossandosi in tal modo le conseguenti responsabilità), e che il 40% del campione stesso ha già implementato un sistema interno di monitoraggio e controllo del rischio fiscale; inoltre, il 78% dei tax manager sta affrontando il tema nell’ambito della governance aziendale e che addirittura la totalità del campione considera il tax control framework un utile strumento da adottare in azienda.

Tomassini ha sottolineato, tuttavia, che oggi la cooperative compliance è un istituto utile più in combinazione con altri (dall’interpello sui nuovi investimenti fino al ruling internazionale) o - se si ha già un tax control framework in azienda - un complemento in più per avere una buona reputazione fiscale, che è un valore “alto”.

In questo contesto andrebbe quindi portato avanti con coerenza il “passo in più” normativo di introdurre un’esimente totale dall’applicazione di sanzioni amministrative (oggi ridotte alla metà) e soprattutto quelle penali (eccettuati evidentemente i casi di frode, che per definizione presuppongono il dolo) per chi entra nel regime.

Nel nuovo mondo fondato sulla lotta ai Beps e alla ottimizzazione fiscale deregolamentata, l’approccio alla questione fiscale diventa nella sostanza un elemento qualificante non solo della reputazione societaria ma anche dell’efficacia dell’azione di amministrazione aziendale, che comporta quasi sempre una revisione dell’organizzazione.

L’approccio al rischio fiscale - altra cosa rispetto all’«incertezza» che finora ha tenuto lontano gli investimenti stranieri - è perciò una variabile discriminante.

Nel corso della tavola rotonda del pomeriggio in Dla Piper, incentrata sull’interpello sui nuovi investimenti e sulla cooperative compliance, la dottoressa Di Bella delle Entrate ha ribadito il favor dell’Agenzia verso l’interpello sui nuovi investimenti e la flessibilità dell’istituto, adatto a far ottenere il semaforo verde dell’Agenzia sulle più svariate forme e strutture di investimento in Italia con positive ricadute occupazionali, rimarcando inoltre come questo strumento sia la porta di accesso per la cooperative compliance.

Nel dibattito del Tax Day non poteva mancare ovviamente la questione del giorno, relativa all’emendamento del Milleproroghe per l’allineamento tra reddito di bilancio e reddito fiscale per le imprese che adottano ancora i principi contabili civilistici.

Tuttavia non è per nulla chiaro se questo intervento correttivo sulla rilevanza dei criteri di «qualificazione, imputazione temporale e classificazione» basti a risolvere i molti problemi applicativi che la prassi apre, sia in rapporto all’Ires sia soprattutto in riferimento al tributo Irap. L’emendamento in sostanza - come sottolineato dall’avvocato Giulio Andreani nel suo intervento- «mantiene la presa sul conto economico escludendo soltanto talune componenti ritenute estranee al concetto di valore della produzione netta»

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