Imposte

Rottamazione, 5mila Comuni all’appello

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di Antonello Cherchi, Cristiano Dell’Oste, Bianca Lucia Mazzei, Giovanni Parente

Sono quasi 5mila i Comuni italiani chiamati a decidere entro dopodomani – mercoledì 1° febbraio – se applicare anche sul proprio territorio la possibilità di rottamare le ingiunzioni per tributi locali e multe stradali. Una chance che permette ai contribuenti di chiudere i conti con il fisco senza pagare sanzioni e interessi di mora e che ha raccolto finora – a livello nazionale – più di 150mila domande.

La corsa alla delibera interessa, per la precisione, i 4.725 Comuni che nel 2016 non si sono serviti di Equitalia, ma hanno curato la riscossione coattiva affidandola direttamente ai propri uffici, oppure a concessionari o società in house. Per tutti i ruoli affidati a Equitalia entro il 31 dicembre scorso, infatti, la possibilità di aderire alla rottamazione è già prevista dalla legge, anche se riguarda tributi locali.

Si trovano in questa situazione, tra gli altri, Napoli, Venezia, Aosta, Perugia e Siena. Peraltro, proprio nelle province di Siena e Napoli si registra un elevato ricorso a Equitalia, perché in queste zone i Comuni che non si sono serviti dell’agente della riscossione sono il 14,3% e il 28,3%, a fronte di una media nazionale del 59,2 per cento (si veda il grafico).

La cosa più importante , però, è vedere cosa decideranno di fare i sindaci che non utilizzano Equitalia. Dal primo monitoraggio del Sole 24 Ore del lunedì su un campione di capoluoghi, sembra che molti grandi Comuni sceglieranno di non aderire alla rottamazione. È questa la linea, ad esempio, seguita a Bologna, Torino, Milano e Cagliari.

Vedi il grafico con i numeri e le scelte sul territorio

Tra coloro che dicono «no» alla sanatoria c’è chi cita espressamente ragioni di equità nei confronti dei contribuenti che stanno pagando tutte le sanzioni (magari a rate), come l’assessore Roberto Tasca di Milano e gli amministratori di Udine e Alessandria.

La mancata delibera, comunque, in molte città non priverà i contribuenti della possibilità di aderire alla rottamazione con Equitalia. La normativa sulla definizione agevolata, infatti, si applica ai ruoli affidati all’agente della riscossione tra il 2000 e il 2016. Se in questo arco di tempo il Comune si è servito per alcuni anni di Equitalia e per altri no (oppure per alcuni tributi e altri no), la possibilità di avvalersi degli sconti dipenderà dall’annualità o dall’imposta cui si riferisce il debito (si veda l’articolo in basso).

Di certo, orientarsi per i cittadini sarà un vero rompicapo. Né basterà la pubblicazione delle delibere – imposta per legge – nell’albo pretorio e sul sito comunale entro 30 giorni dall’approvazione. Basta pensare a quelle città che non decidono nulla, ma hanno lasciato Equitalia solo uno o due anni fa (si veda l’articolo in basso).

Tra i Comuni che delibereranno, molti arriveranno al fotofinish, con sedute di consiglio comunale già convocate per stasera (Cremona e Pesaro, tra gli altri) o domani (Ancona e Benevento). E c’è anche chi, come dicono da Avellino, sta ancora valutando l’opportunità di aderire e resta in attesa di una proroga del termine entro cui votare.

Le delibere comunali in genere non prevedono limitazioni alle annualità interessate (2000-16), né ai tributi rottamabili, ma in alcuni casi fissano un termine differente per la presentazione delle istanze. Così, mentre Cremona, Pesaro e Ragusa si allineano al prossimo 31 marzo, previsto dalla norma nazionale, Cuneo concede fino al 30 aprile e Catania, Benevento e Oristano fino al 2 maggio.

In ogni caso, le scelte dei Comuni (e le decisioni dei cittadini) non saranno indifferenti per le casse pubbliche, anche se il grosso degli introiti previsti dall’operazione-rottamazione deriva da debiti verso le Entrate. Partendo dalla relazione tecnica al decreto fiscale (Dl 193/2016) si può calcolare che le entrate attese dalla definizione agevolata dei ruoli che Equitalia ha ricevuto dai Comuni ammontano a 207 milioni di euro (con un tasso di adesione medio all’1% e una percentuale di pagamento del 68,9%). Ipotizzando che la distribuzione dei debiti fiscali sia omogenea, si può stimare che i Comuni non serviti dall’agente abbiano un incasso potenziale di 300 milioni di euro. Ma l’incasso effettivo, anche alla luce delle defezioni già annunciate, sarà decisamente più basso.

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