Sequestri GdF oltre i 7 miliardi
La Guardia di Finanza punta sulle misure cautelari nel contrasto alle frodi e ai fenomeni più pericolosi di evasione fiscale che sfociano anche in violazioni penali. Come spiega il comandante generale Giorgio Toschi al Sole 24 Ore, «dal 2008, anno di entrata in vigore delle disposizioni normative che hanno previsto l’estensione del sequestro preventivo in forma equivalente anche ai delitti tributari, il corpo ha sottoposto a sequestro, su provvedimento della magistratura, beni mobili e immobili, azioni, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore pari a oltre 7 miliardi di euro». Un bilancio che si iscrive a pieno titolo nel nuovo corso inaugurato con il manuale operativo messo a punto dal Comando generale e oggetto del convegno di ieri presso la Scuola di polizia economico-finanziaria di Ostia. A fare gli onori di casa il nuovo numero uno della Scuola, Stefano Screpanti: «La circolare 1/2018 ha inteso fornire ai reparti del corpo una guida completa. Con l’ulteriore scopo di orientare i reparti verso interventi più mirati, puntando sulla complementarietà con le Entrate». Un manuale che, come ha messo in evidenza anche Maurizio Leo nel suo intervento, fa da «apripista» sull’individuazione della ricchezza in vista della tassazione sull’economia digitale. Ma il filo conduttore principale è rappresentato dalla ricerca della compliance e soprattutto dal dialogo continuo tra tutte le componenti dell’amministrazione finanziaria e i contribuenti. Per il ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan, l’evasione e l’elusione alterano le «regole della concorrenza» e causano «un aumento della pressione fiscale individuale a danno dei contribuenti onesti». Padoan ha sottolineato l’esigenza che si diffonda il «senso di legalità» che «impegna a respingere ogni tolleranza verso l’evasione fiscale». Dal canto suo il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, punta a «ridurre la conflittualità che ha caratterizzato la storia passata a favore dell’adempimento spontaneo». A suo avviso, l’approccio deve privilegiare «l’analisi del rischio per evitare azioni repressive indiscriminate». Approccio riconosciuto anche dal presidente dei commercialisti (Cndcec), Massimo Miani che però ha rimarcato la necessità di «definire, favorire e disciplinare rapporti preferenziali e ravvicinati tra Fisco e contribuenti, che si basino sulla reciproca fiducia e sul mutuo affidamento e consentano di risolvere in via anticipata e amichevole le potenziali controversie sull’applicazione del tributo».
Lo strumento in più per sostenere la compliance è rappresentato dal maggior coordinamento tra Fiamme Gialle ed Entrate, come fatto notare dal colonnello Luigi Vinciguerra. Coordinamento differenziato in base alla tipologia e alle dimensioni del contribuente. Lo stesso assetto adottato dall’Agenzia nella riorganizzazione a livello centrale e che rappresenterà una sorta di “matrice” dei futuri riassetti a livello territoriale - come precisato dal vicedirettore Paolo Valerio Barbantini - nel segno della volontà di «agevolare il dialogo con il contribuente».
Per individuare i fenomeni più pericolosi di evasione e frode si parte sempre più dall’utilizzo delle banche dati nella ricostruzione fornita dal colonnello delle Fiamme Gialle Paolo Borrelli sulle principali tecniche investigative e misure di aggressione dei patrimoni illeciti.
Particolare attenzione anche all’economia digitale già oggetto di studio da parte del nucleo speciale Tutela entrate della GdF. Il comandante Danilo Cardone ha tracciato il parallelo tra modelli ufficiali ed effettivi di business tra i big della digital economy. Dalle analisi di contesto emerge ad esempio che in Italia risulta non avere alcun collegamento ufficiale il 68,6% delle top holding del settore con fatturato superiore al miliardo di euro.
In chiusura il viceministro all’Economia Luigi Casero ha esortato a proseguire sulle semplificazioni e a riportare a un principio di equità la tassazione tra economia tradizionale e digitale.