Sequestro anticipato possibile ma priorità ai beni societari
L’applicazione di misure cautelari reali per il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti» è possibile dal momento in cui la fattura è inserita nella contabilità aziendale, a prescindere quindi dall’atto dichiarativo vero e proprio. Questo perchè «se l’imprenditore acquisisce una fattura passiva per prestazioni inesistenti e la inserisce in contabilità lo fa di regola per ragioni di evasione fiscale» e pertanto la situazione «integra il fumus commissi delicti del reato di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 74/200o».
La Cassazione (sentenza 38723/18 della Terza penale, depositata ieri) torna sull’applicabilità delle misure cautelari ai reati fiscali (Dlgs 74/2000) ribadendo l’orientamento più recente e ormai consolidato su entrambi i fronti aperti: non solo, cioè, sull’applicabilità “anticipata” del vincolo (quindi senza attendere la formale dichiarazione fiscale, che garantirebbe una prolungata “agibilità” al contribuente) ma anche sulla più arata questione delle priorità nella selezione dei beni da congelare in attesa di confisca.
Nel caso analizzato dalla Terza, relativo alle indagini su un contribuente di Taranto, il Gip prima e il Riesame poi avevano consentito al pubblico ministero di aggredire immediatamente e direttamente il patrimonio personale del legale rappresentante della società sotto inchiesta della Guardia di finanza. Si trattava di un sequestro per equivalente, consentito dalla legge penal-tributaria ma solamente come alternativa alla preventiva caccia senza esito al profitto diretto (e cioè societario) dell’attività illecita (articolo 12 dlgs 74/2000: «È sempre ordinata la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo, salvo che appartengano a persona estranea al reato, ovvero, quando essa non è possibile, la confisca di beni, di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale prezzo o profitto»).
Secondo la Terza penale, se nulla osta alla scelta della misura cautelare anticipata sui tempi della dichiarazione fiscale, molto invece c’è da obiettare sulla priorità temporale degli obiettivi adottata dalla Procura tarantina, Non solo perché la legge impone di tentare, in prima battuta, il sequestro diretto dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato (di fatture false, ndr) ma anche perché così facendo la procura pugliese si troverebbe scoperta nel caso in cui si dovesse accertare - come del resto si accerta - l’inefficacia del sequestro per equivalente. In circostanze come queste, infatti, e trovandosi già in fase esecutiva senza prima aver effettuato il sequestro a fini di confisca sui beni aziendali «non si potrà ovviamente apprendere beni di proprietà della società».
Il procedimento corretto, sottolinea la Terza penale, consiste pertanto nel «disporre entrambe le misure cautelari reali in via subordinata, così da poter predisporre il titolo per riservare effettivamente alla fase dell’esecuzione la ricerca di eventuali beni da sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca diretta e, in caso di mancato rinvenimento, la ricerca di beni da sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca per equivalente».
Cassazione, sentenza 38723/2018