Imposte

Sismabonus senza premialità

.Tutti gli interventi che riguardano le parti strutturali dell’edificio potranno accedere al 110%, senza classificazione dell’edificio

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di Andrea Barocci

Le detrazioni fiscali del vecchio sismabonus, in vigore dal 1° gennaio 2017, si basavano sulla premialità: più veniva migliorata la sicurezza dell’edificio dal punto di vista strutturale e sismico (rappresentata su 8 livelli da A+ a G), più era vantaggioso il beneficio. Dal 1° luglio 2020 è possibile un ulteriore potenziamento dato dal superbonus che, eliminando la premialità e inserendo verifiche tecniche e fiscali più stringenti, porta al 110% qualsiasi detrazione legata a opere strutturali, sia statiche (in precedenza ricomprese nel 50%) che di miglioramento sismico.

Gli interventi possibili sono molteplici. Le tecnologie oggi a disposizione non pongono vincoli al risultato finale che si vuole raggiungere, anzi spesso consentono un’ottimizzazione di tempi e processi, compresa una seria valutazione circa l’opportunità di demolizione e ricostruzione, possibilità contemplata e incrementata dai recenti provvedimenti fiscali e normativi. La considerazione di partenza è che in Italia circa il 75% del patrimonio edilizio è stato costruito in assenza di normative antisismiche; questo non significa necessariamente che sia insicuro, ma è affetto da una sorta di “peccato originale”, una lacuna progettuale e realizzativa da verificare e, eventualmente, tentare di colmare.

Fatta questa premessa, è evidente che le scelte vanno calibrate sul parametro della sostenibilità; quest’ultima, a sua volta, sarà formata da una componente economica (quanto siamo disposti a spendere per migliorare il comportamento antisismico del nostro edificio, anche in proporzione al valore di una nuova costruzione?) e da una componente umana (quali disagi e interferenze nella quotidianità possiamo sopportare per un cantiere?).

Il punto di partenza quindi è una corretta diagnosi effettuata da un professionista specializzato. È difficile fare una descrizione accurata di tutte le tecnologie esistenti, tuttavia i vari tipi di intervento possono essere raggruppati in funzione dell’effetto che producono sull’edificio. La resistenza sismica dipende dal confronto tra la domanda, cioè gli effetti sulla struttura derivanti dal sisma, con la capacità della struttura o degli elementi strutturali di resistere (o assecondare) tali forze (o spostamenti) senza danneggiarsi.

Alcuni esempi d’intervento per edifici in cemento armato: riduzione delle irregolarità, inserimento di pareti controventanti in cemento armato o in acciaio, incamiciatura degli elementi strutturali, fasciature in materiali compositi, cerchiaggio attivo dei manufatti (sistema Cam). Alcuni esempi d’intervento per edifici in muratura: ottenimento del comportamento scatolare, placcaggio, inserimento diffuso di connessioni trasversali. Questa tecnica mira a consolidare una muratura priva, o particolarmente scarsa, di “diatoni”, cioè di quegli elementi trasversali in grado di collegare i paramenti murari e che garantiscono un comportamento monolitico del pannello.

Esistono poi tecnologie per il miglioramento delle strutture prefabbricate o per isolare l’edificio in modo che non risenta dell’azione sismica o che sia in grado di dissiparla. Da ultima, ma non in termini economici e tecnici, è bene valutare la demolizione e ricostruzione, possibilità - come detto prima - contemplata e incrementata dai recenti provvedimenti fiscali e normativi.

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