Sospesi versamenti, ritenute e tregua fiscale nelle zone alluvionate
Il decreto legge è atteso in Consiglio dei ministri, congelate anche le scadenze delle liti tributarie. Decisiva la lista dei Comuni coinvolti
Sarà formalizzato domani, martedì, lo stop ai versamenti e agli adempimenti fiscali nelle zone colpite dall’alluvione in Emilia Romagna. Come anticipato mercoledì scorso dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si va verso la sospensione dei pagamenti in scadenza: ritenute mensili (16 giugno); primo acconto e saldo delle imposte dirette (30 giugno); Iva (30 giugno); Imu (16 giugno) e altri tributi minori come il bollo auto (31 maggio). Saranno sospesi anche i termini per le adesioni o i versamenti previsti nell’ambito dei diversi istituti della tregua fiscale (rottamazione delle cartelle, definizione delle liti e così via). Congelati anche i termini relativi ai processi tributari.
Per determinare l’effettiva portata della misura, però, serve l’elenco completo dei Comuni in cui si applicherà lo stop. La Protezione civile ha continuato a lavorarci anche nel fine settimana e la lista prenderà con ogni probabilità la forma di un allegato al decreto legge con gli aiuti che il Consiglio dei ministri varerà domani.
Il modello sarà il “decreto Ischia”, il Dl 186/2022 varato dopo l’alluvione che colpi l’isola il 26 novembre scorso. Sarà perciò definito un periodo nell’arco del quale tutti i versamenti in scadenza sono sospesi (per Ischia lo stand-by è ancora in corso e scadrà il prossimo 30 giugno). E poi sarà fissata la data di “ripartenza” per i versamenti e gli adempimenti (per Ischia bisognerà pagare entro il prossimo 16 settembre ed eseguire le incombenze diverse dai versamenti entro il 30 settembre). Lo stesso Dl 186 prevede la possibilità di rateizzare i pagamenti congelati fino a cinque anni (60 rate mensili).
Il punto è che, nel caso di Ischia, i Comuni citati dal decreto sono solo due. E lo stop coinvolge un numero oggettivamente limitato di persone fisiche residenti o imprese con la sede legale o operativa in quelle zone. Mentre l’alluvione in Emilia Romagna ha colpito un’area enormemente più vasta.
Per avere un’idea della dimensione del problema, nelle sei province indicate nella delibera della presidenza del Consiglio dei ministri del 4 maggio che ha proclamato lo stato d’emergenza (Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena) vive il 75% dei 4,4 milioni di abitanti dell’Emilia Romagna. Percentuale che arriva all’83% includendo Rimini, colpita dalla seconda tornata alluvionale dal 16 maggio. In pratica, la stragrande maggioranza di una delle regioni più dinamiche del Paese, in cui hanno sede oltre 74mila società di persone, 96mila società di capitali e 275mila titolari di partita Iva individuali (professionisti e autonomi).
Quanto all’Imu, gli ultimi dati pubblicati dalle Finanze indicano che i contribuenti chiamati alla cassa il 16 giugno nelle sei province iniziali e a Rimini sono circa 1,1 milioni, per un ammontare dell’acconto pari ad almeno 750 milioni di euro.
Si capisce bene, allora, perché i tecnici del ministero dell’Economia siano rimasti in attesa dell’elenco dei Comuni effettivamente coinvolti prima di azzardare qualsiasi quantificazione degli effetti del rinvio dei versamenti sulle casse pubbliche.
A meno che non si trovino coperture specifiche, è impossibile che il rinvio superi la fine del 2023 (perché a quel punto, oltre a un problema di cassa, per l’Erario se ne aprirebbe uno di competenza). È scontato, comunque, uno stop almeno fino all’inizio dell’autunno.