Imposte

Cessione dei bonus edilizi, ipotesi decreto correttivo

Ministri al lavoro su un nuovo decreto, atteso non prima della prossima settimana

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Non arriverà in consiglio dei ministri prima della prossima settimana il nuovo decreto legge per dare un altro colpo di freno allo shock dei prezzi energetici. E nel provvedimento prova a farsi largo anche qualche correttivo al blocco della cessione dei crediti d’imposta prodotti dal superbonus che nel tentativo di fermare la fioritura delle frodi intorno agli incentivi fiscali ha di fatto finito per fermare il mercato.

I tecnici dei ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico e della Transizione digitale sono al lavoro da giorni sulle nuove misure, annunciate del resto già dieci giorni fa da Daniele Franco. Ma per il momento su entrambi i dossier, bollette e crediti fiscali, le incognite dominano sulle certezze. Che di fatto si limitano a due.

I nuovi aiuti, prima di tutto, non saranno finanziati dall’ennesimo scostamento di bilancio, chiesto a gran voce dai partiti della maggioranza ma fin qui negato da Palazzo Chigi e Mef per non alimentare ulteriormente le tensioni su conti pubblici, deficit e spread moltiplicate dalla nuova fase della Bce alle prese con l’inflazione. L’altra certezza è offerta dal pressing politico che, per venire incontro all’allarme fatto risuonare dalle imprese, si sta facendo in questi giorni sempre più intenso. Alimentando ipotesi di accelerazione del provvedimento che però fin qui non hanno trovato riscontro.

Il punto è che entrambi i filoni sono ricchi di problemi tecnici da risolvere. Quello sulle bollette è dato in primo luogo dall’entità delle risorse disponibili: ieri fonti di governo hanno fatto trapelare un’ipotesi di intervento intorno ai 4 miliardi. Ma la cifra è ancora tutta da costruire. L’ennesima caccia ai residui all’interno delle ormai abituali «pieghe del bilancio» al momento non avrebbe prodotto somme molto superiori al miliardo di euro. Per far crescere la cifra, un po’ come accaduto alla vigilia del decreto Sostegni-ter ora all’esame del Senato (domani è in programma l’avvio delle audizioni), si sta lavorando anche a fonti aggiuntive: la lente dei ministeri è tornata a concentrarsi sui proventi delle aste Ets, in crescita insieme ai prezzi di mercato, e sul nodo intricato degli extra-profitti. Su quest’ultimo punto però, l’esperienza recente del Sostengni-ter che affida all’Arera il compito di fissare le regole del prelievo, mostra che gli ostacoli tecnici sono parecchi. Nei prossimi mesi, calcola la relazione tecnica all’ultimo decreto, potrebbero arrivare da qui risorse per 1,5 miliardi.

Ancora da definire è anche l’utilizzo delle risorse che questa complicata caccia al tesoro riuscirà a raggranellare. L’idea è di allargare la platea del bonus sociale e, sul terreno delle imprese, di potenziare gli sgravi fiscali su un crinale reso però delicato dai limiti comunitari per gli aiuti di Stato.

Altrettanto accidentato è il terreno dell’altro filone in discussione, quello dei correttivi alle regole anti-frodi sul mercato dei crediti fiscali generati dagli incentivi all’edilizia e dagli altri bonus anti-crisi. In discussione c’è la proposta avanzata a imprese e associazioni di categoria sulla riapertura delle cessioni multiple almeno per i soggetti vigilati dalla Banca d’Italia e per gli altri intermediari finanziari indicati dall’articolo 106 del Testo unico bancario: si tratta, in pratica, degli operatori interessati dalle regole anti-riciclaggio. Sul tavolo anche l’ipotesi di un riavvio delle cessioni infragruppo. Ma il confine operativo fra gli eventuali ripescati e gli esclusi non è facile da tracciare. Perché in questo modo resterebbero fuori dalla ripresa soggetti comunque solidi ma fuori dal raggio d’azione delle norme bancarie, come accade per esempio per le grandi utility già impegnate sul mercato dei crediti soprattutto sul versante dell’efficientamento energetico.

Ancora più ostico è poi l’altro freno allo scambio dei crediti rappresentato dalla responsabilità dell’acquirente introdotta dal decreto anti-frodi di Natale. Norma che ha già portato le Procure ad attivare sequestri ingenti che pesano anche su acquirenti come Poste e banche che proprio per questo hanno chiuso i cancelli.

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