Imposte

Bonus casa, imprese con capacità fiscale da 54 miliardi di euro

Il dato elaborato da InfoCamere misura attraverso i bilanci 2021 i bonus che le società di capitale sono in grado di assorbire in compensazione<br/>

di Giuseppe Latour

Il jolly degli acquisti di crediti da parte delle imprese, la carta evocata martedì dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, vale fino a 54 miliardi di euro. Una capacità fiscale che potrà giocare un ruolo centrale nella difficile partita delle cessioni bloccate. Il dato, elaborato in esclusiva per Il Sole 24 Ore, arriva da una rilevazione effettuata da InfoCamere, la società delle Camere di commercio per l’innovazione digitale, che ha così misurato la capienza fiscale delle imprese italiane.

Il numero, più in dettaglio, è ricavato dall’analisi dei bilanci 2021 delle società di capitale tenute al deposito (non ci sono le quotate): si tratta di oltre un milione di documenti (1.010.433, per la precisione). Nei bilanci, infatti, ci sono voci dedicate ai debiti accertati e passibili di essere portati in compensazione. Tecnicamente, compaiono alle voci D12 e D13 della tassonomia Xbrl. La sostanza, al di là dei dettagli tecnici, è che questi elementi dicono quanto margine hanno le imprese per comprare crediti fiscali.

I dati del Registro delle imprese – spiega Pietro Soleti, responsabile della direzione Servizi certificati e finanziari di InfoCamere - dicono che «nei bilanci relativi al 2021 depositati dalle società di capitale sono contabilizzati circa 54 miliardi di euro di debiti a breve (entro 12 mesi) verso lo Stato che potrebbero essere saldati in compensazione, utilizzando cioè crediti fiscali». Restringendo il campo alle società con almeno 100mila euro di liquidità disponibile, quindi con una maggiore propensione a questo tipo di operazioni, i miliardi sono 41,8.

A questi - prosegue Soleti - «se ne aggiungono altri 19,1 miliardi relativi a debiti (sempre a breve) verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale, anch’essi possibile oggetto di compensazione tributaria». Restringendo l’analisi alle società più liquide, questo secondo dato scende a 15,3 miliardi di euro. C’è, comunque, da precisare che il Governo non sembra intenzionato a percorrere la strada della compensazione della parte di debiti verso gli istituti di previdenza. Quindi, questa quota di debiti non va conteggiata nel potenziale di acquisto delle imprese.

Qualche numero consente di misurare il peso di queste cifre: i crediti incagliati sono attualmente stimati in poco meno di 20 miliardi, mentre il totale delle opzioni di cessione e sconto comunicate alle Entrate fino al 31 dicembre 2022 è di circa 58 miliardi di euro. Anche una piccola quota della capacità di acquisto da 54 miliardi delle imprese potrebbe, insomma, giocare un ruolo centrale nella partita alla quale stiamo assistendo in queste settimane.

Per mettere a frutto questo potenziale, però, c’è l’esigenza di fare incontrare domanda e offerta di crediti tra privati. Proprio Infocamere ha creato una delle piattaforme online attualmente più utilizzate dal mercato: Sibonus.

Il sistema è semplice. Prima ci si registra sul marketplace con Spid, Cns, Cie. Una volta registrati, è possibile decidere di vendere crediti o diventarne acquirenti. Per caricare l’annuncio di un credito, è necessario inserire una serie di informazioni e condividere tutta la documentazione collegata. «Abbiamo appena previsto l’obbligo di caricare tutti i documenti previsti dall’ultimo decreto del Governo», dice ancora Soleti. Chi è interessato a comprare un credito può entrare in contatto con il venditore, chiedendo eventuali integrazioni che gli servano a controllare la bontà della detrazione.

La piattaforma mette anche a disposizione una visura di chi vende, per trasparenza. Alla fine del processo fornisce un contratto standard e garantisce il passaggio di denaro tra le parti, attraverso un conto dedicato. I venditori sono spesso imprese, che hanno incamerato il credito dopo lo sconto in fattura ma non riescono a liquidarlo con i canali bancari.

Ad oggi, comunque, lo strumento non è ancora utilizzato in maniera massiccia. In totale, sono stati venduti 76,2 milioni di euro di crediti, ad un prezzo di 57,5 milioni di euro. Con uno sconto medio, quindi, di circa il 25 per cento. «Negli ultimi mesi, da fine 2022 in poi, abbiamo osservato un notevole incremento», conclude Soleti.

Proprio in questi giorni, è in fase di rinnovo la convenzione con il Consiglio nazionale dei commercialisti, che prevede in sostanza una modalità agevolata di accesso alla piattaforma. Quanto al futuro, ovviamente, saranno decisive le regole che il Governo fisserà per favorire lo sblocco dei crediti fermi. 

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©