Imposte

La Ue propone dazi ambientali per finanziare il piano di rilancio

Il meccanismo colpirà l’import di beni prodotti con livelli di emissioni nocive. Riforma del mercato Ets e parte della minimum tax sono le altre fonti di gettito

di Beda Romano

Dopo una lunga riflessione interna, la Commissione europea ha presentato mercoledì 22 dicembre ufficialmente proposte per adottare tre nuove risorse con le quali rimborsare almeno in parte il denaro che l’Unione europea ha raccolto sul mercato per finanziare la ripresa economica sulla scia della pandemia virale. Malgrado le perduranti divergenze tra i governi, Bruxelles si è detta convinta che le proposte verranno accettate pur di evitare che il rimborso ricada sui bilanci nazionali.

«Con questo pacchetto di misure – ha spiegato il commissario al bilancio Johannes Hahn in una conferenza stampa a Bruxelles –, poniamo le basi per il rimborso del NextGenerationEU e ci mettiamo nelle condizioni di fornire un sostegno al pacchetto ’Fit for 55’, finanziando il Fondo sociale per il clima». Le tre nuove risorse prevedono l’adozione di un dazio ambientale, una riforma del mercato di quote di emissioni nocive ETS e la riallocazione del gettito di una nuova imposta societaria.

La speranza di Bruxelles è di poter raccogliere fino a 17 miliardi di euro all’anno, dal 2026-2030 in poi (Johannes Hahn ha preannunciato che nel 2023 proporrà ulteriori ipotesi di risorse proprie). Il dazio ambientale deve colpire l’importazione di beni la cui produzione ha provocato importanti emissioni nocive (tra questi il cemento, l’acciaio o i fertilizzanti). Oltre all’obiettivo finanziario, la tassa deve servire a indurre i produttori di Paesi terzi a rispettare l’ambiente e ad evitare che i produttori europei approfittino all’estero di condizioni meno restrittive in campo ambientale.

La Commissione propone di assegnare al bilancio comunitario il 75% delle entrate generate dal dazio ambientale (in inglese: Carbon Border Adjustment Mechanism). Bruxelles si aspetta un gettito per l’Unione di circa 1 miliardo di euro all’anno in media nel periodo 2026-2030 (0,5 miliardi di euro in media tra il 2023-2030). Il resto verrebbe convogliato verso i bilanci nazionali, secondo la documentazione distribuita ieri alla stampa.

La riforma del mercato ETS prevede che il sistema – oggi previsto per i principali settori energivori - venga utilizzato anche per il trasporto marittimo, l’edilizia e il trasporto su strada. Attualmente il gettito del mercato ETS è destinato ai bilanci nazionali. Con la riforma proposta dall’esecutivo comunitario, il 25% delle entrate sarebbe riversato nel bilancio europeo. Bruxelles stima che il gettito annuale a favore di quest’ultimo dovrebbe essere di 12 miliardi all’anno nel periodo 2026-2030.

Infine, la terza nuova fonte di reddito è legata alla tassazione minima delle multinazionali decisa in sede Ocse qualche settimana fa. Proprio ieri il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha presentato una proposta di direttiva che permetterà di trasporre l’intesa internazionale nel diritto comunitario (si veda Il Sole 24 Ore del 28 ottobre). Bruxelles ha quindi suggerito regole comuni «sul metodo di calcolo di questa aliquota fiscale in modo che sia applicata in modo coerente in tutta l’Unione europea».

L’accordo internazionale prevede una aliquota minima effettiva del 15%. A questo proposito, il commissario Hahn vorrebbe che una quota del 15% dei profitti residui delle grandi multinazionali che saranno diretti nei Paesi dell’Unione in base all’accordo sulla riassegnazione dei diritti di tassazione vada a finanziare il bilancio comunitario. Le società tassate da questa nuova imposta devono avere un giro d’affari di almeno 750 milioni di euro all’anno.

Tornando alle proposte sulle risorse proprie, queste dovranno essere approvate dal Consiglio, sentito il Parlamento. Per ora non fanno l’unanimità dei Ventisette. C’è chi si chiede se il dazio ambientale sia compatibile con le regole della Organizzazione mondiale del Commercio. La stessa riforma del mercato ETS non piace ad alcuni Paesi. «Ci saranno discussioni – ha ammesso il commissario Hahn -, ma anche un interesse a trovare una intesa: senza accordo spetterà ai governi rimborsare il NextGenerationEU» da 750 miliardi di euro. Il rimborso deve avvenire entro il 2058.

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