Imposte

Web tax, credito d’imposta per le imprese italiane

di Giovanni Parente e Marco Rogari

La web tax non porterà a una doppia tassazione sulle imprese italiane. La maggioranza sta già lavorando in raccordo con il Governo per ricalibrare l’emendamento al Ddl di bilancio presentato al Senato da Massimo Mucchetti (Pd). Due le opzioni che si stanno valutando. La prima riguarda il perno della nuova web tax, ossia una cedolare al 6% sui ricavi da attività digitale prodotti in Italia che verrebbe bilanciata per le aziende residenti o già con stabile organizzazione da una detrazione dell’imposta versata. La seconda potrebbe passare, invece, dal riconoscimento di un credito d’imposta da sfruttare in compensazione. Ipotesi, quest’ultima, di cui ha parlato ieri a margine di un convegno alla Luiss Mauro Marè, consigliere del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, e che consentirebbe di superare il limite rappresentato dall’impossibilità di utilizzo per gli incapienti, ossia chi non ha abbastanza imposta da versare.

Facciamo un passo indietro. La norma che rafforza il regime transitorio già introdotto dalla manovrina di primavera (ma ancora in attesa di attuazione) è stata estesa a tutti, residenti e non residenti per evitare poi contestazioni da parte dell’Unione europea su eventuali aiuti di Stato. Questo, però, ha generato il problema di una doppia tassazione per le imprese italiane e a quelle che già hanno una stabile organizzazione nel nostro Paese e quindi già pagano qui le imposte. Da qui la necessità di correggere il tiro. Per questo nelle ultime ore è continuato il lavorio per la riformulazione dell’emendamento Mucchetti che, oltre alla cedolare al 6%, si fonda su altri due “pilastri”: il monitoraggio dei flussi finanziari delle multinazionali digitali e il rafforzamento dei poteri di accertamento delle stabili organizzazioni. Tra le ipotesi che circolano in Parlamento c’è anche quella di un ulteriore perfezionamento della misura nel passaggio del Ddl di bilancio alla Camera, dove è atteso per la fine della prossima settimana.

Del resto, la norma si muove su questo delicato equilibrio tra tutela degli interessi interni e rispetto dei trattati Ue. «Fin dall’inizio c’è stata l’intenzione di collaborare con Governo e Parlamento - spiega Mucchetti - di tutelare l’interesse nazionale, di ridurre le attuali distorsioni alla concorrenza e di salvaguardare l’equità fiscale». Mentre il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), ribadisce che «sarebbe un errore tassare le imprese italiane perché la web tax è l’allineamento fiscale tra Over the top e le altre aziende». Il viceministro Luigi Casero rassicura che, al di là del meccanismo tecnico che sarà adottato, «non può essere una proposta che penalizza le imprese che già pagano le tasse in Italia». E che il tema web tax sia sentito anche a Bruxelles emerge anche dalle parole della commissaria Ue all’Antitrust, Margrethe Vestager: «Se non ci sarà una risposta a livello internazionale, la Commissione avanzerà una propria proposta».

Intanto ieri la commissione Bilancio ha cominciato a votare sul Ddl di bilancio ma con andatura tranquilla. E con l’intenzione di dare l’ok al rifinanziamento del bonus bebè e forse anche a un ritocco del tetto per detrazioni dei figli a carico facendo leva su emendamenti di Ap e del Pd in chiave pacchetto famiglia. Che, come ha ribadito ieri il capogruppo del Pd in commissione Giorgio Santini, è una delle priorità del restyling della manovra di Palazzo Madama. Quasi una risposta indiretta ad Ap che ieri è tornata a minacciare di non votare il Ddl di bilancio senza il “ripristino” del bonus bebè. La relatrice Magda Zanoni (Pd) ha però tenuto a sottolineare che «le risorse non sono infinite» e bisogna consentire che all'interno del pacchetto trovino spazio tutti i temi compreso quello «dei caregiver».

Tra oggi e domani arriveranno al Senato i primi emendamenti del Governo e dei relatori. I tecnici dell’Esecutivo hanno abbozzato più di una cinquantina di ritocchi. Ma una fetta delle modifiche dovrebbe essere votata facendo leva su emendamenti parlamentari riformulati o sub-emendati. Il Senato conta di affrontare almeno cinque temi strategici: pensioni, risorse per il personale delle province, sanità (stop graduale ai superticket e tassa sul fumo), web tax e estensione della cedolare secca agli affitti commerciali. L’obiettivo resta di far approdare il testo in Aula lunedì 27 settembre e trasmetterlo già la prossima settimana alla Camera che modificherà ulteriormente l’articolato. Il decreto fiscale invece rimarrà nella versione approvata da Palazzo Madama. Ieri i tecnici di Montecitorio nel loro dossier hanno espresso alcune perplessità sul testo, a partire da quelle sul prestito ponte per Alitalia.

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