Imposte

Delega fiscale, ai professionisti ruolo centrale nell’adempimento collaborativo

La cooperative compliance presuppone una più efficace analisi del rischio. Le aziende devono maturare la disponibilità al confronto con l’agenzia delle Entrate

di Alessandro Germani

La sfida del Governo per ciò che concerne la delega fiscale (atto Camera 1038) per le imprese di maggiori dimensioni sembra poggiare su un rafforzamento dell’adempimento collaborativo che chiama in causa tutti i soggetti potenzialmente interessati, in una sorta di “cinghia di trasmissione” per lo spiegamento di tutti i suoi effetti. Vediamo in cosa consiste.

Come chiarito anche all’articolo 2 fra i principi della legge delega c’è quello di potenziare l’analisi del rischio da un lato e favorire la cooperative compliance dall’altro. Per le imprese di minori dimensioni e le partite Iva questo comporta l’accesso a un concordato preventivo biennale che consente di negoziare a monte col fisco le imposte a condizione che il contribuente sia virtuoso. È il percorso giusto di evoluzione degli studi di settore e degli Isa che non hanno convinto appieno nella pratica.

Per le imprese di dimensioni maggiori l’obiettivo è portarle a un dialogo preventivo circa la variabile fiscale con un rafforzamento dell’adempimento collaborativo. L’istituto, nato con il Dlgs 128/2015, ha visto via via ridursi i requisiti soggettivi per l’accesso che al momento sono individuati in almeno un miliardo di euro di volume d’affari o di ricavi. Ma la norma aveva già previsto un abbassamento fino alla soglia di 100 milioni. Adesso si parla di 50 milioni il che significa portare questo regime nel campo della media impresa italiana, coinvolgendo anche le più piccole fra le realtà più grandi a un cambio di passo. Che comporta il fatto di dialogare ex ante con l'Agenzia e di inquadrare i potenziali rischi fiscali, evitando quindi i meccanismi del classico accertamento ex post.

Tutto questo in ogni caso interessa una platea di soggetti che a vario titolo sono chiamati a contribuire a un piano del genere.

Da un lato abbiamo le imprese, anche quelle medie che di sicuro non hanno le caratteristiche e la struttura tipica della grande o grandissima impresa, chiamate a uno sforzo organizzativo e di mentalità volti a favorire un’apertura nei confronti del fisco per prevenire quelle situazioni che oggi vanno invece affrontate con defaticanti accertamenti e contenziosi. Dall’altro lato c’è l’agenzia delle Entrate, perché un approccio di questo tipo significa dotarsi sempre di più di personale e di professionalità per l’obiettivo. In questo senso sembrano andare i piani di assunzione per i prossimi anni. Perché non c’è dubbio che la macchina dell’Agenzia deve marciare a supporto del processo, secondo un paradigma che non è stato quello – ad esempio – del vecchio patent box in cui i ruling su un determinato quinquennio si sono perfezionati solo allo scadere del medesimo.

Abbiamo poi i bracci operativi informatici dell’Agenzia, che sembrano individuati nella Sose e nella Sogei, chiamati ad analizzare i vari settori per comprendere i rischi fiscali tipici di ognuno di questi. Una volta inquadrato infatti il rischio fiscale tipico, sarà la volta delle imprese di coniugare il tutto per redigere il proprio tax control framework (Tcf) con l’ausilio dei propri consulenti fiscali.

Uno dei cardini della delega è il rafforzamento del principio della derivazione rafforzata, il che significa che se un bilancio è redatto bene, allora quello deve costituire la base di partenza anche per il calcolo delle imposte, senza dover ricorrere ad astrusi meccanismi che divaricano pesantemente il risultato contabile dall’imponibile fiscale. E qui entra in gioco lo standard setter nazionale, ovvero l’Oic, che è chiamato sempre di più non soltanto alla sua opera di redazione e refresh dei principi contabili, ma anche alla stesura di documenti ad hoc a supporto di una buona pratica contabile. C’è spazio, ad esempio, per rivedere il leasing uniformando i soggetti Oic a quelli Ias, per mettere mano finalmente ad una review completa di tutte le operazioni straordinarie che tipicamente presuppongono aspetti contabili (e poi fiscali di riflesso) complessi.

In tutto questo è chiaro il ruolo che dovranno giocare i professionisti chiamati a supportare le imprese nel fiscale. Da un lato per accompagnarle verso l’adempimento collaborativo e il cambio di mentalità. Ma anche operativamente in quanto la derivazione rafforzata, come prevede espressamente la delega all’articolo 9, passa attraverso la “certificazione” di un determinato comportamento contabile dell’impresa, alternativo o accompagnatorio rispetto alla revisione contabile.

I presupposti della delega sono ampiamente condivisibili. La sua riuscita passa attraverso un intervento coordinato e fattivo di tutti questi soggetti.

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