L'esperto rispondeImposte

Escluse da Iva le provvigioni a società estere

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di Giorgio Confente

La domanda


Sono agente di commercio e rappresento principalmente aziende estere fatturando a queste in regime di esenzione Iva. Mi sono sempre avvalso della qualifica di «esportatore abituale» in quanto ho sempre fatturato all'estero le mie provvigioni nella misura di: Italia 25%, estero Ue al 70%, estero extra Ue al 5 per cento. Il mio nuovo commercialista sostiene che dal 2010, il fatturato intracomunitario non concorre alla formazione del plafond. E dunque non raggiungo il 10% necessario per avere lo status. È corretto? Nei «servizi internazionali» non rientrano anche quelli intracomunitari?

Ha ragione il nuovo commercialista. Le provvigioni fatturate a società estere (Ue e extra Ue), sono operazioni «escluse da Iva», per mancanza del presupposto territoriale, ai sensi dell’articolo 7-ter del Dpr 633/72. Prima del 2010 le fatture di provvigioni emesse da un agente italiano nei confronti di aziende Ue erano servizi «non imponibili» (previgente articolo 40, comma 8, del Dl 331/93). Le operazioni «escluse da Iva» (a differenza di quelle «non imponibili») non rilevano per la qualifica di «esportatore abituale» e non concorrono alla formazione del plafond. Quindi, è corretto che il fatturato a clienti Ue non concorre alla formazione del plafond. Nel caso esposto dal lettore, le uniche provvigioni che potrebbero essere rilevanti ai fini del plafond potrebbero essere quelle fatturate ad aziende italiane, ma solo se relative a beni in importazione (da extra Ue), in esportazione (verso extra Ue) o «estero su estero» (extra Ue), posto in questo caso si realizzano servizi «non imponibili» (articolo 9, numero 7, del Dpr 633/72). È il caso, ad esempio in cui l’agente fatturi alla società italiana una provvigione riferite a cessioni di beni spediti fuori dalla Ue.

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