Imposte

Riserve di capitale escluse dal tax credit del 20% sugli aumenti

L’agevolazione del Dl Rilancio vale solo per operazioni 2020 di importo fino a 2 milioni

Tra le varie misure fiscali previste dal decreto Rilancio c’è anche il nuovo incentivo al rafforzamento patrimoniale delle società. Agevolazione spettante - a certe condizioni - sotto forma di credito d’imposta pari al 20% degli aumenti di capitale effettuati entro il 31 dicembre 2020. Il credito non concorre al reddito del beneficiario e potrà essere utilizzato nella dichiarazione dei redditi relativa al 2020 e, per il residuo, anche in compensazione.

La misura è senza dubbio da accogliere con interesse, anche perché strettamente connessa ad altri interventi che, a ben vedere, potrebbero garantire ai soggetti destinatari una moltiplicazione esponenziale di benefici (si veda Il Sole 24 Ore di sabato 16 maggio).

Allo stesso tempo, l'intervento ha una durata limitata e in ciò forse ha un po’ deluso chi si aspettava una forma di incentivo alla patrimonializzazione più generalizzato o strutturale, con efficacia a medio/lungo termine, come sarebbe potuto essere ad esempio l’auspicato incremento dell’aliquota Ace (si veda l’articolo di Lanza e Nobili su NT+ Fisco).

Entrando più nel dettaglio, infatti, va in primo luogo osservato che il nuovo bonus fiscale presenta limitazioni sotto molteplici profili:
1) temporale, in quanto - come indicato in apertura - riguarda solo gli investimenti effettuati nel 2020;
2) soggettivo, in quanto spetta alle sole società di capitali e cooperative aventi fatturato annuo compreso tra i 5 e i 50 milioni, a condizione che siano “virtuose” (ossia in regola con le varie normative, fiscale, contributiva, ambientale e del lavoro) e versino in situazione di crisi a causa del Covid (ossia abbiano registrato nel bimestre marzo-aprile una riduzione di fatturato non inferiore alla ormai nota soglia del 33%);
3) oggettivo, in quanto è limitato alle patrimonializzazioni fino a 2 milioni di euro - il che fissa la misura massima del beneficio a 400mila euro -, peraltro a condizione che siano eseguite sotto forma di aumento di capitale.

Quest’ultima restrizione, in particolare, appare alquanto inconsueta: sarebbe stato forse preferibile un’accezione più ampia di patrimonializzazione, non vincolata al solo capitale sociale bensì aperta anche ad altre riserve di capitale, in linea peraltro con il meccanismo di “recapture” previsto dalla norma stessa, che obbliga alla restituzione del beneficio (con interessi legali) in caso di distribuzione di riserve «di qualsiasi tipo» eseguita prima del 2024.

Altre riserve off-limits
L’apertura ad altre riserve sarebbe stata inoltre coerente con le altre misure di patrimonializzazione “a regime”: il credito d'imposta del 30% per gli investimenti in start-up innovative - con cui la nuova misura condivide sia meccanismo agevolativo che di “recapture” - ma soprattutto l’Ace, che invece non è esposta al “recapture” del beneficio ma al più ad una interruzione, in quanto opera non “una tantum” ma su base annua, secondo un meccanismo che, almeno a parere di chi scrive, sarebbe stato forse da preferire, in quanto più coerente con l’obiettivo - di rilancio più che di gestione dell'emergenza - che caratterizza l’ultimo decreto.

Peraltro, la norma sulle patrimonializzazioni ad oggi non chiarisce se l'agevolazione sia o meno cumulabile con le due misure a regime appena citate: la risposta dovrebbe essere positiva, fermo restando che la stessa - come è ovvio - è subordinata all'autorizzazione della Commissione europea.

Le imprese “non in crisi
L'auspicio è che la nuova misura sia ampliata o affiancata - già in sede di conversione - da un rafforzamento di quelle già esistenti, raggiungendo anche le altre imprese, non necessariamente in crisi, ma la cui maggiore patrimonializzazione sarebbe ugualmente utile per il rilancio economico: ad esempio riproponendo l’incremento dell’aliquota Ace, misura che risulta particolarmente gradita alle imprese per la semplicità e efficacia che la contraddistingue, oppure incrementando dal 30% al 50% il bonus per le startup innovative (misura peraltro inizialmente prevista nelle prime bozze del decreto Rilancio, ma poi abbandonata per mancanza di coperture).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©