Imposte

Bonus ricerca e sviluppo, un anno per sanare e certificare i vecchi crediti

Il governo annuncia l’invio del correttivo al Dl Aiuti ter per rinviare la sanatoria. Sarà possibile chiedere ai certificatori abilitati di validare gli investimenti effettuati dal 2015 al 2019

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Stop alle domande (per ora) per la sanatoria dei crediti d’imposta ricerca e sviluppo: ci sarà un anno in più di tempo per tutta la procedura, che consente la restituzione senza sanzioni e interessi. Ma non solo, perché sarà possibile certificare «ora per allora» l’autenticità dell’investimento effettuato . Il Governo ufficializza con una nota dell’Economia la doppia modifica che entrerà nel decreto Aiuti ter (dove era già stata inserita la mini-proroga di un mese rispetto al termine originario del 30 settembre), ora all’esame della commissione speciale della Camera. Con la scadenza del 31 ottobre alle porte per la trasmissione dell’istanza telematica per l’adesione al riversamento spontaneo dei crediti ricerca e sviluppo 2015-2019, molte imprese (e i loro professionisti) si sono trovate in grande difficoltà per le scelte da effettuare. Soprattutto perché si trattava di scelte al “buio”. Ad esempio, l’ammissibilità alla definizione agevolata che non è immediatamente definitiva o la mancanza di tutela dell’affidamento dell’impresa che a suo tempo si era basata su un’interpretazione poi modificata in senso restrittivo (si veda l’articolo «La sanatoria ricerca e sviluppo richiede più tempo per le scelte»). Ora l’intervento fortemente voluto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (Lega), e da Maurizio Leo, il candidato forte di Fratelli di Italia per un ruolo da vice ministro a Via XX Settembre con delega sulle Finanze, punta a garantire un quadro di maggior certezza alle imprese sulla sanatoria.

Da un lato, (come anticipato nell’articolo «Ricerca e sviluppo, rinvio di un anno per la sanatoria») tutto il calendario si sposta in avanti di un anno. Quindi si può scegliere di aderire fino al 31 ottobre 2023, con il versamento della prima (o unica) rata entro il 16 dicembre 2023, della seconda entro il 16 dicembre 2024 e della terza entro il 16 dicembre 2025. Dall’altro lato, le imprese si potranno dotare di una certificazione del credito d’imposta secondo il meccanismo (ancora in attesa di attuazione) previsto dal decreto Semplificazioni della scorsa estate. Di fatto, un certificatore certo e riconosciuto dal nuovo ministero delle Imprese potrà attestare e garantire l’effettività e l’autenticità della ricerca e sviluppo effettuata anche per i periodi d’imposta dal 2015 al 2019. Una misura che andrà incontro alle richieste avanzate dal mondo delle imprese. Proprio in audizione alla Camera sul decreto Semplificazioni, infatti, il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, era tornata a chiedere l’estensione della «procedura di certificazione anche al credito di imposta vigente nel periodo 2015-2019 e alle altre misure fiscali automatiche che richiamano discipline extra-fiscali per la definizione dell’ambito applicativo», mettendo in evidenza anche quanto fosse rilevante «garantire un rapido avvio dell’innovativa prassi certificativa e adeguati presidi alla imparzialità e indipendenza dei certificatori».

L’obiettivo, quindi, come ha sempre sottolineato Leo, è delineare un quadro di maggiore certezza del diritto, anche alla luce dei tanti cambiamenti in corsa che hanno spiazzato le imprese che si sono avvalse del credito d’imposta ricerca e sviluppo negli anni passati. Un quadro che ha portato poi ad azioni di recupero, in cui però, oltre ai casi di schemi fraudolenti, le differenti interpretazioni sulla novità di ricerca o sulla tipologia di attività svolta hanno finito per scavare un solco tra le posizioni in campo. Da qui, la possibilità di sfruttare l’opportunità della certificazione per escludere l’inesistenza del credito, che è la contestazione foriera di maggiori rischi e preoccupazioni anche per le ricadute penal-tributarie.

Allo stesso tempo, con un anno in più di tempo, le scelte potranno essere più ponderate. Finora, secondo le prime stime del Mef, sono state già versati 15 milioni per la sanatoria sui 210 milioni complessivamente attesi. Anche per questo la proroga ha un costo in termini di cassa per il 2022 stimale in 55 milioni di euro. Ma, anche alla luce dei chiarimenti che potrebbero arrivare, l’appeal del riversamento potrebbe anche risultare più elevato e recuperare altro gettito.

Così cambia l’agenda

Il nuovo calendario della restituzione senza sanzioni e interessi con l’emendamento del Governo al Dl Aiuti ter

31 ottobre 2023

Va inviata la richiesta alle Entrate per aderire al riversamento spontaneo, indicando tra l’altro il periodo o i periodi per cui è maturato il credito e gli importi

16 dicembre 2023

La prima o unica rata per il riversamento spontaneo: nel caso in cui il contribuente sia stato già raggiunto da un atto di recupero non definitivo si versa in un’unica soluzione

16 dicembre 2024

La seconda scadenza per il riversamento per chi ha optato per la soluzione rateale

16 dicembre 2025

La terza e ultima scadenza per il riversamento per chi ha optato per la soluzione rateale

Nota: In caso di pagamento rateale sono dovuti, a decorrere dal 17 dicembre 2023, gli interessi calcolati al tasso legale


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